Il bianco e il nero

"Solo con le armi...". "Rafforzano Putin". Il dibattito tra Mughini e Cardini

“Pace o condizionatore acceso?”. Ecco cosa ne pensano gli intellettuali Giampiero Mughini e Franco Cardini

"Solo con le armi gli ucraini non saranno umiliati" "Le sanzioni? Rafforzano Putin"

Il tema delle sanzioni a Mosca e dello stop occidentale alle forniture di gas russo continua a divedere il mondo politico e non solo. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo raccolto le opinioni degli intellettuali Giampiero Mughini e Franco Cardini.

“Preferiamo la pace o il condizionatore acceso?”. Come risponderebbe al quesito posto ieri dal premier Mario Draghi?

Mughini: “Tutto è meglio della guerra tranne l'umiliazione di un popolo. Ma non mi pare che gli ucraini stiano subendo questa umiliazione, anzi ne escono meravigliosamente purché questa guerra non continui”.

Cardini: “Qui non si tratta di preferire la pace al condizionatore, ma di scegliere tra il perpetuarsi di uno stato di sevizia nei confronti di un grande Paese per una questione molto complessa e per la quale mi riesce difficile dare tutte le colpe unicamente alla Russia. Le sanzioni sono iniziate dopo la reazione russa a una serie di episodi come l'eccidio dei 60 russi al palazzo del lavoro di Odessa. Penso che gli Stati Uniti sarebbe stati molto più drastici se una cosa del genere fosse successa a 60 cittadini americani. La decisione di attaccare del 24 febbraio, poi, era stata preceduta da una serie di mosse diplomatiche sempre più drammatiche a cui sia gli Stati Uniti sia l'Italia si sono degnati di rispondere. Il condizionatore, quindi, si avrebbe funzionante se ristabilissimo un sistema di pace che non significa solo assenza di guerre ma, come diceva Sant'Agostino, un ordine civile internazionale ben equilibrato”.

Le sanzioni sono sufficienti per contrastare Mosca?

Mughini: “A me non sembra perché la Russia è un Paese molto strano in cui le cose a cui siamo abituati noi lì non ci sono. Lì c'è un unico dominatore della scena politica, c'è un apparato poliziesco e criminale che governa tutto e, infine, i russi sono abituati alla miseria da tempo immemorabile. Le immagini dei soldati russi che rubano e si impacchettano gli oggetti in casa degli ucraini sono più eloquenti di qualunque altra cosa. Credo che le sanzioni non facciano veramente male alla Russia, ma cos'altro potremmo fare? Il passo successivo è solo la Terza Guerra Mondiale”.

Cardini: “Le sanzioni sono sbagliate, come insegna anche la storia italiana. Le sanzioni fanno soffrire i popoli, ma non abbattono i governi. Anzi, cementano la solidarietà tra il popolo e il governo. Mussolini non è mai stato popolare come quando aveva invaso ingiustamente un altro Paese. Le sanzioni, in tempi di globalizzazione, sono un boomerang che si riflettono anche su chi le fa. Ora, che gli americani soffrano meno degli europei è un altro discorso. E noi italiani abbiamo osservato una disciplina sanzionatoria imposta dalla nostra potente guida, gli Stati Uniti”.

Secondo vari sondaggi, gli italiani sono dalla parte dell'Ucraina, ma sono anche contrari all'invio di armi a Kiev. Lei, come si spiega questa che sembra una contraddizione?

Mughini: “Forse molti pensano che senza l'invio di armi si andrebbe verso una pace, sebbene con condizioni molto favorevoli per i russi. Io, invece, penso che la resistenza del popolo ucraino ha dimostrato che la pace deve essere su un livello di compromesso tra le due forze in campo. Gli ucraini si sono guadagnati meravigliosamente il diritto di porre delle condizioni verso la pace. Senza quelle armi, invece, probabilmente un percorso verso la pace sarebbe stato più umiliante per gli ucraini”.

Cardini: “Non possiamo dimenticare che la nostra società è stata allevata fin troppo a una sopravalutazione della pace. Personalmente non condivido il pacifismo indiscriminato che si è creato nella nostra società negli ultimi decenni e lo trovo anche cinicamente e culturalmente un danno. Sta di fatto che per gli italiani, a cui è stato unilateralmente inculcato il pacifismo, è stato insolito vedere il nostro Parlamento, unico in Europa, votare l'invio delle armi a un Paese belligerante. Una decisione a cui io, personalmente, sono contrario all'invio di armi a Kiev perché perpetua uno stato di guerra che, in realtà, è una guerra tra la Russia e la Nato e non tra la Russia e l'Ucraina. Sono gli Stati Uniti d'America che perseguono una politica unilaterale anziché, come ci aveva illuso Obama, plurilaterale”.

Il conflitto russo-ucraino riapre davvero lo scontro tra Occidente e Oriente?

Mughini: “Non vorrei assolutamente ragionare in questi termini né vivere una riedizione della Guerra Fredda. Io penso che il mondo, Occidente e Oriente, Nord-Sud, sia un unico grande campo in cui sperimentare ogni cosa della vita”.

Cardini: “No. C'è uno scontro tra un'Europa che si sente sempre più solidale con l'America e un'Europa che, invece, pensa che, senza diventare eurasiatici, sarebbe bene stabilire un'intercapedine indipendente e neutrale tra una potenza in declino, gli Stati Uniti, e una potenza in crescita, la Cina. Questi due poli sono portatori di due civiltà contrapposte, ma il modo di vita occidentale si è imposto come pensiero unico a tutto il mondo. Non mi meraviglio, quindi, se Putin manda le figlie a studiare in Europa. Questo, però, non significa che siano totalmente impregnate di cultura occidentale. Sia il sindaco di Kiev sia Putin, hanno parlato di 'morire per la patria', ma per noi occidentali questo linguaggio rifugge dalla modernità. Oggi un occidentale che parlasse così, nella migliore delle ipotesi sarebbe preso per matto, nella peggiore per fascista. Tra l'altro, anche l'Ucraina non è una democrazia perfetta, ma un Paese dove i partiti vengono sciolti dal potere a suo uso e costume e anche lì ci sono i dissidenti politici in carcere”.

Cosa pensa di Vladimir Putin?

Mughini: “Putin è difficile da decifrare tanto è vero che esperti come Lucio Caracciolo, direttore di Limes, erano convinti che lui non avrebbe attaccato l'Ucraina. E, invece, lui ha attaccato. Anche leggendo, come ho fatto, il bel libro che Giorgio Dell'Arti ha dedicato a Putin non si esce con un'idea precisa di un personaggio così complesso. Non per niente lui ha fatto il gravissimo errore di pensare che l'Ucraina in cinque giorni avrebbe issato bandiera bianca. Questo non è successo e adesso si trova a convivere con le conseguenze di questo errore. Io temo che lui si imbestialisca e colpisca ancora più crudelmente il popolo ucraino”.

Cardini: “Putin è un uomo freddo, un uomo di potere che ha le sue responsabilità. Non ho seguito bene le sue vicende e, quindi, non so se si è arricchito illecitamente, ma trovo che la corruzione è una tradizione comune nella politica, anche nei Paesi democratici. Credo, poi, che un capo di Stato non si può giudicare solo alla luce della morale individuale. Chiamarlo dittatore mi sembra una forzatura. È a capo di una democrazia autoritaria ed è molto difficile a livello politologico stabilire con esattezza quali tipi di democrazia sono leciti e quali illeciti. Nella democratica Italia, per esempio, non sceglie il presidente del Consiglio da 11 anni. Ma non solo. Gli elettori sono sempre di meno ed eleggono dei nominati. Di fatto, siamo un'oligarchia.

Non si può fare l'equazione banale democrazia bene e dittatura male”.

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