Solo un richiamo per l'Italia L'Europa promuove le riforme

Bruxelles dice sì alla nuova legge di stabilità e non calca la mano sul debito Pressing sulla Grecia, che avvisa: difficile pagare i debiti con Bce e Fmi

Solo un richiamo per l'Italia L'Europa promuove le riforme

Impegnata con la Grecia e a inseguire l'immarcabile ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis («Certamente avremo problemi nel ripagare le rate al Fmi adesso e alla Bce in luglio», ha candidamente ammesso ieri), la Commissione europea non calca la mano sul debito dell'Italia. Niente procedure per disavanzo eccessivo, ma solo il richiamo - contenuto in una lettera inviata al governo - a non rallentare il processo finalizzato al risanamento dei conti.

È un sì alla legge di stabilità, quello arrivato ieri da Bruxelles, con cui si sono voluti premiare gli sforzi programmati attraverso le riforme strutturali e le misure economiche decise (bonus, intervento sull'Irap, accise, semplificazione). I «giudici» non hanno invece tenuto conto del Jobs act, in quanto non ancora varato, benché considerato un provvedimento in grado di «migliorare l'ingresso e l'uscita nel mercato del lavoro». Nel soppesare nel complesso gli sforzi compiuti, considerati «sufficienti», Bruxelles ha tratto la conclusione che avranno un impatto positivo sulla crescita del Pil, aiutando così a contenere il rapporto debito pubblico/Pil. La Commissione per ora non quantifica tale impatto perché, hanno indicato alcuni funzionari, devono essere chiariti alcuni aspetti metodologici.

Ma quella della Commissione resta comunque un'approvazione sub judice, condizionata «alla piena implementazione delle riforme strutturali in atto e in programma», è scritto nella lettera. L'Italia si trova al livello 5, su 6, dei gradini degli squilibri calcolati dalla Commissione, con il sesto che prevede l'apertura di una procedura per deficit eccessivo. Il «cartellino giallo» è stato evitato anche perché i tre anni consecutivi di recessione hanno reso inapplicabile la regola del debito, in base alle quali i Paesi con un'esposizione superiore al 60% del Pil devono ridurre la parte eccedente di un ventesimo ogni anno. Per la situazione del bilancio 2015 l'Italia beneficia dell'interpretazione flessibile del patto di stabilità: l'aggiustamento strutturale richiesto è limitato infatti allo 0,25% del Pil e non più dello 0,50%. La penisola resta comunque tra i sorvegliati speciali. Avverte la Commissione Ue: «L'Italia sta vivendo eccessivi squilibri macroeconomici, che richiedono un'azione politica decisa e un controllo specifico. In un contesto di crescita debole e di persistentemente bassa produttività, i rischi derivanti dall'alto livello del debito pubblico sono notevolmente aumentati». Occorrono dunque misure capaci di ridurre il rischio di effetti negativi non solo sull'economia italiana ma sull'intera Unione politica e monetaria.

Marcata ancora più stretta è però la Francia, chiamata a compiere sforzi aggiuntivi sia quest'anno sia il prossimo sul deficit strutturale, mentre la Germania viene ancora bacchettata a causa degli «insufficienti» investimenti pubblici e privati che impediscono un ridimensionamento del troppo elevato surplus di bilancio.

Squilibri che appaiono del tutto marginali se paragonati a quelli della Grecia. Tema caldo su cui è ancora intervenuto Mario Draghi, ricordando che la Bce «è pronta a ripristinare la deroga sui bond greci se ci sono tutte le condizioni». In caso contrario, Atene non potrà beneficiare del piano di acquisto titoli, quel quantitative easing che continuerà fino «all'aggiustamento dell'inflazione» e che sarebbe «infinitamente più efficace con le riforme strutturali». Proprio quelle riforme che sono la condizione essenziale per dare ai greci ossigeno finanziario per altri quattro mesi. «In caso contrario non vedranno un euro», ha tuonato il ministro delle Finanza, Wolfgang Schaeuble. Il suo omologo, Yanis Varoufakis, ha però già messo le mani avanti: ci sono i quattrini per pagare gli stipendi ai dipendenti pubblici, ma Bce e Fmi potrebbero restare a bocca asciutta. Problemi di liquidità che impedirebbero il rimborso, già a partire da marzo, di 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale.

In seguito, le cose sono destinate a complicarsi ulteriormente: in aprile Atene avrà bisogno di 800 milioni per pagare interessi e altri circa 7,5 miliardi dovranno essere reperiti tra luglio e agosto per saldare i conti con la Bce. Non a caso, già si parla della possibile concessione di un terzo piano di salvataggio da oltre 20 miliardi.

L'aggiustamento del rapporto deficit/Pil chiesto all'Italia, ridotto rispetto al precedente 0,50%

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