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Sommossa per Navalny. In manette la moglie e più di tremila ribelli

Scontri in decine di città, arrestati centinaia di minorenni. Poi rilasciata la Navalnaya

Sommossa per Navalny. In manette la moglie e più di tremila ribelli

Le undici fasce di fuso orario della Russia hanno ricalcato gli eventi programmati dal dissidente Alexei Navalny, che nei giorni scorsi aveva invitato la popolazione dell'ex orso sovietico a manifestare contro il suo arresto e a favore di una maggiore democrazia nel Paese. Iniziative vietate dal Cremlino e che sono state fermate con l'intervento di polizia ed esercito. I primi a scendere in piazza sono stati gli abitanti di Vladivostok, e a ruota, seguendo il sorgere del sole, quelli di Khabarovks, Ekaterinburg e Samara, fino ad arrivare a Mosca. Le forze dell'ordine, come per altro mostrato dalle decine di video pubblicati in rete da blogger anti-Putin, hanno usato lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti, arrivando ad arrestare (ma i dati sono parziali) 3.721 persone, 312 sono minorenni tra di loro anche un ragazzino di 12 anni.

A Mosca e San Pietroburgo le detenzioni sono cominciate ancora prima dell'avvio dei cortei alle 14 (le 12 in Italia). Nella capitale, piazza Pushkin, area destinata all'evento, è stata delimitata da barricate, così come le vie dello shopping e le stazioni della metropolitana. Altri agenti sono stati collocati sulla piazza Rossa. Tra i fermati molti portavano cartelli con scritto «Io non ho paura», citazione dello stesso Navalny e diventata uno degli slogan della giornata di protesta. Alla chiamata del dissidente hanno risposto soprattutto i giovanissimi, almeno stando al tam tam che è emerso sul web. I video pubblicati su TikTok con l'hashtag #FreeNavalny hanno raccolto quasi 300 milioni di visualizzazioni. Tanto che l'autorità per le Telecomunicazioni, il Roskomnadzor, ha intimato ai maggiori social (TikTok, Instagram, Facebook e YouTube) di rimuovere i contenuti, ritenuti illegali e bollati come minaccia all'ordine pubblico.

Il Cremlino ha cercato in ogni modo di fare terra bruciata attorno a Navalny, fermando nel corso della giornata i suoi più stretti collaboratori. In manette è finita anche la moglie Yulia Navalnaya, poi rilasciata in serata, che sul suo profilo Instagram ha postato una foto scattata all'interno di una camionetta della polizia, con la frase: «Scusate la bassa qualità. C'è una luce terribile qui dentro». Tra i fermati anche Liubov Sobol, la primula rossa del movimento anti-Putin, la portavoce Kira Yarmish, gli attivisti Sergei Ukhov, Ilya Danilov e Olga Kartavtseva, e una decina di giornalisti locali.

Come accennato, i cortei di protesta hanno toccato ogni punto della Russia, almeno 120 località. A Khabarovks, in Siberia, le forze dell'ordine hanno usato i manganelli per disperdere la folla. Gli attivisti hanno condiviso video che mostrano poliziotti che picchiano manifestanti, poi spinti su furgoni. In Siberia nei mesi scorsi a far scoppiare la protesta era stato l'arresto dell'ex governatore Sergei Furgal. A Balgoveshensk fermati anche minorenni.

Centinaia di disobbedienti sono scesi in piazza anche a Vladivostok e Irkutsk, sfidando le temperature gelide. «Siamo forti» e «Putin è un bugiardo», sono tra gli slogan portati in piazza. «Siamo orgogliosi di voi. Siamo almeno 200mila. Vogliamo felicità per il nostro Paese e stiamo manifestando pacificamente per la nostra libertà e per quella di Navalny», si legge nel messaggio diffuso dal canale Telegram del politico anti-Putin, che da ieri mattina pubblica a getto continuo i video delle adunate e che ha confermato nuove proteste il 30 e 31 gennaio.

Da parte sua Mosca si è affidata a un comunicato di Dmitry Peskov, portavoce di Putin, che ha definito «deplorevole quanto sta accadendo. Sappiamo che si tratta di un gruppo di provocatori, sobillatori che non hanno nulla a che vedere con la gente per bene del nostro Paese». Tutto questo mentre l'Alto rappresentante Ue, Josep Borell, ha twittato tutta la preoccupazione di Bruxelles: «Deploro le detenzioni, l'uso sproporzionato della forza, l'interruzione delle connessioni internet e delle reti telefoniche.

Lunedì discuteremo i prossimi passi da intraprendere nei confronti di Mosca con i ministri degli esteri degli stati membri».

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