I tedeschi pronti a combattere (se serve)

Il governo federale tedesco ha fissato obiettivi ambiziosi per il potenziamento della Bundeswehr, puntando a raggiungere i 500.000 soldati nel lungo termine

I tedeschi pronti a combattere (se serve)
00:00 00:00

Mentre in Italia solo il 16% dei cittadini sarebbe disposto a combattere per la Patria secondo un'indagine del Censis riportata qualche giorno fa su queste pagine da Fausto Biloslavo, oltre il Reno si assiste a un fenomeno diametralmente opposto: il consenso verso l'esercito tedesco ha raggiunto livelli storicamente elevati, segnando una svolta epocale per una nazione che per decenni ha coltivato un sincero pacifismo.

L'Istituto Ifo di Monaco ha documentato questo cambiamento attraverso un'analisi approfondita dei dati di sondaggio provenienti da diverse fonti, rivelando come il sostegno al riarmo e al rafforzamento delle forze armate tedesche sia cresciuto in maniera significativa negli ultimi anni. Si tratta di una trasformazione culturale che affonda le radici negli eventi traumatici degli ultimi anni, da cui la Germania ha tratto insegnamenti strategici fondamentali. Il punto di svolta può essere identificato negli attentati dell'11 settembre 2001 osservano i ricercatori bavaresi quando la percezione della minaccia nella società tedesca subì un primo scossone significativo. Tuttavia, il vero catalizzatore del cambiamento si è manifestato nel 2014 con l'annessione russa della Crimea e si è accentuato con l'aggressione all'intera Ucraina nel 2022: eventi alle porte di casa che hanno innescato una fase di crescente incertezza modificando in modo sostanziale e duraturo l'opinione pubblica sulle questioni di difesa.

Come sottolinea Niklas Potrafke, direttore del Centro per le finanze pubbliche e l'economia politica dell'ifo, "grandi crisi come l'11 settembre e l'attacco russo all'Ucraina hanno cambiato la percezione della minaccia e il consenso nei confronti dell'esercito tedesco". La popolazione ha gradualmente abbracciato posizioni favorevoli all'incremento delle spese militari e all'ampliamento degli organici, mantenendo questa tendenza costante fino a oggi.

Le aspettative per i dati del 2024, che la Bundeswehr pubblicherà a breve, sono di un ulteriore consolidamento di questo trend, con un consenso che dovrebbe estendersi anche ai tradizionali elettorati pacifisti dell'Spd e dei Verdi. Un'evoluzione che rappresenta un segnale politico di primaria importanza nel mutato scenario di sicurezza europeo.

Il governo federale tedesco ha infatti fissato obiettivi ambiziosi per il potenziamento della Bundeswehr, puntando a raggiungere i 500.000 soldati nel lungo termine. Un traguardo che, come evidenzia Emil Scholten, coautore dello studio Ifo, "è difficile da realizzare senza l'accettazione sociale". La Bundeswehr necessita del sostegno congiunto di politica e società, accompagnato da una comunicazione trasparente sui propri obiettivi e missioni. Si è riacceso il dibattito sulla reintroduzione del servizio militare obbligatorio, tema che divide l'opinione pubblica lungo linee generazionali e politiche più definite. I sondaggi mostrano una maggioranza favorevole alla coscrizione, con gli anziani più propensi rispetto ai giovani tra i 18 e 29 anni, naturalmente più scettici. Sul fronte politico, i sostenitori di Cdu e Csu appoggiano massicciamente la proposta.

Gli argomenti del confronto rispecchiano visioni opposte della sicurezza nazionale: da un lato chi considera il servizio obbligatorio necessario per la difesa del paese e il rafforzamento dell'esercito, dall'altro chi teme una militarizzazione della società e giudica anacronistica tale

misura. Nonostante le divisioni, emerge un dato inequivocabile: la maggioranza dei tedeschi mantiene un'opinione positiva della Bundeswehr, riconoscendone il ruolo strategico in un contesto geopolitico sempre più instabile.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica