Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, dopo un lungo braccio di ferro, pare che tra Roma e Bruxelles si siano create le condizioni per una pace durevole. Quanto è importante per l'Italia mantenere rapporti costruttivi con l'Europa?
«È fondamentale. Perché l'Europa ha bisogno dell'Italia e l'Italia ha bisogno dell'Europa. Ho sempre ritenuto possibile coniugare il rispetto dei parametri di bilancio con la necessità di politiche capaci di andare oltre una austerity da praticare sempre e comunque».
Ritiene che le europee di maggio abbiano questa volta un significato storico e possano determinare una svolta in Italia?
«Sul responso delle urne e sui possibili effetti nel nostro Paese, penso sia prematuro fare valutazioni in questa fase. Di sicuro c'è che sullo scacchiere elettorale si confronteranno visioni molto diverse di intendere l'Europa. E se di storico, per ora, ci sono solo toni e aspettative di cui è stata caricata questa tornata elettorale, dopo maggio comunque dovesse andare il voto io spero che alla storia passi soprattutto la possibilità di rigenerare la comunità sovranazionale e renderla più vicina alle aspettative dei cittadini».
Vede una precarietà nel governo legata a difficoltà e contraddizioni interne?
«La diversità di vedute tra le forze che compongono la maggioranza di governo, perlomeno rispetto ad alcuni macrotemi, è sotto gli occhi di tutti. Ma finora le contrapposizioni sono rimaste confinate nel recinto della normale dialettica politica. Certo, l'imponderabilità in politica è una variabile sempre in agguato».
Quali prospettive potrebbero aprirsi in caso di fallimento del patto Lega-M5S?
«In quel caso sarà il Presidente Mattarella a decidere e, sono certa, saprebbe ancora una volta indicare la strada migliore per il Paese. Come ha del resto dimostrato nelle concitate fasi dell'avvio di questa legislatura».
In vista delle europee quale crede che debba essere la giusta battaglia per difendere l'identità dei popoli ma al tempo stesso l'unione nel progetto europeo?
«L'Europa, per tornare ad essere credibile agli occhi dei cittadini, deve occuparsi di temi percepiti come più impellenti da parte della gente, ovvero diritto alla sicurezza, contrasto all'immigrazione illegale e al terrorismo, lavoro, crescita, benessere. E deve pretendere il rispetto delle regole comuni con lo stesso rigore con cui oggi pretende il rispetto dei parametri economici. L'Europa può e deve essere rifondata, questo è certo. A cominciare dalla sua anima che la crisi, le due velocità delle sue economie, hanno perduto. E che va ritrovata e resa splendente di progetti veramente comuni».
Come prima donna al vertice del Senato lei si è già impegnata per il rispetto della parità tra i generi: crede che si stia facendo abbastanza?
«I temi che, sotto questo profilo, ho particolarmente a cuore sono soprattutto due: l'inversione del calo delle nascite e la tutela delle donne rispetto alla violenza di genere. Sulla prima ho già sollecitato il varo di un Piano per la natalità rivolto anche alle imprese e basato su aiuti alle famiglie e sul fattore donna: e cioè interventi strutturali in grado di sostenere i nuclei familiari più indigenti e mettere la madre-lavoratrice nelle condizioni di poter perseguire il suo progetto di vita. Penso al tema del congedo parentale, alla flessibilità e ad una conciliazione tra la vita professionale e quella privata. Non a caso avremo presto un asilo nido anche qui in Senato. Rispetto al femminicidio invece, la questione, purtroppo, è molto più complessa: in questo caso le leggi non bastano se non cambiano le menti. Ci vuole una rivoluzione culturale per estirpare certi stereotipi ancora presenti. E la strada è ancora lunga».
È più preoccupata o fiduciosa rispetto alla situazione economica del Paese?
«Sono preoccupata, come preoccupati sono tutti gli italiani che hanno a cuore il Paese. Ma sono altrettanto fiduciosa. L'Italia ha tutte le carte in regola per uscire da questa fase economica. Se è vero infatti che scontiamo in Europa e sui mercati un elevato debito pubblico, è altrettanto vero che da decenni i conti del nostro Paese registrano un significativo avanzo primario. Nella vita reale non spendiamo più di quanto possiamo permetterci, e questo rende il sistema Italia molto più solido e affidabile di quanto si possa pensare. Possiamo e dobbiamo quindi avere fiducia. Ancora una volta ricorro alla esperienza diretta, al polso del Paese che ho deciso di ascoltare e che mi fa dire in Veneto come nelle Puglie, a Napoli come a Trento, che il Paese è vivo e vitale. Dobbiamo tutelare, sostenere e valorizzare le tante eccellenze produttive, vero valore aggiunto del "Marchio Italia" ed investire quindi sul futuro dei nostri giovani e dei nostri territori».
Che cosa le ha dato in questi mesi la nuova esperienza alla guida del Senato, un'istituzione per alcuni da abolire o riformare?
«È un'esperienza straordinaria, che mi sta arricchendo fortemente, sul piano umano, politico, culturale. Il Senato della Repubblica è uno dei luoghi-simbolo di questo Paese. Un impareggiabile scrigno di storia e di bellezza. Ma anche una macchina molto complessa che però, anche attraverso la riforma del regolamento interno, ha saputo auto-rigenerarsi. Sto attivando ulteriori innovazioni per quanto riguarda il personale - soprattutto femminile - e per l'organizzazione interna degli uffici. Mi sono posta l'obiettivo di farne la casa degli italiani, aprirlo a tutti, rendendolo meno distante attraverso eventi culturali, concerti, mostre d'arte ed iniziative nelle quali coinvolgere i cittadini. Il mio sogno è che presto, ogni italiano, in una qualunque giornata, possa dire Oggi vado al Senato».
Un'ultima domanda. Lei è in partenza per un viaggio in Libano. Che significato ha questa nuova missione internazionale?
«Per esprimere la vicinanza alle nostre truppe impegnate in missioni pace all'estero e lontane dalle loro famiglie durante queste feste natalizie.
In Libano abbiamo il nostro contingente più ampio e in particolare quest'anno l'Italia ha assunto il comando della missione Unifil che vede impegnati diecimila uomini di quaranta diversi paesi. Renderò visita anche alle autorità del Libano, esempio di pluralismo religioso nel Medio Oriente. Un Libano stabile assicura equilibrio nella tormentata regione mediorientale».
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