“Non possiamo dire né quando arriva né se arriva”. “Ancora niente”. “Non ne sappiamo nulla”. “Mistero della fede”. A due settimane dall’inizio della campagna anti-influenzale, il grande assente è proprio il vaccino. Da ogni parte governo, ministri e esperti suggeriscono di proteggersi dalla classica influenza per evitare spiacevoli incastri col Covid-19. Ma nelle reti di vendita delle farmacie non è possibile ancora prenotarlo. “Dicevano di iniziare a ottobre, ma la produzione è stata tutta ritirata dalla parte pubblica e non ci hanno ancora mandato le dosi - sussurra un farmacista milanese - E questo non è l’anno giusto per arrivare in ritardo”.
Due giorni fa la Conferenza Stato-Regioni ha raggiunto un accordo per l’acquisto di 17 milioni di dosi contro i 10 milioni dell’anno scorso. L’obiettivo è quello di alleviare il sovraccarico negli ospedali e evitare i “sintomi confondenti”, impedendo così che milioni di persone chiedano un tampone per poi scoprire che la febbre è colpa della banale influenza. Il ministro Speranza lo disse a luglio: “Quest’anno sarà più importante rispetto agli altri” visto che “i sintomi del coronavirus sono simili”. Lo dimostra la cronaca dei tragici giorni di marzo. E la drammatica storia di Giovanni, ancora mai raccontata e contenuta nel “Libro nero del Coronavirus. Retroscena e segreti della pandemia che ha sconvolto l’Italia” (edito da Historica Edizioni e in uscita a inizio ottobre). A metà febbraio, a Codogno, Giovanni inizia ad accusare i primi mal di testa. Due giorni dopo arriva la febbre e decide di farsi visitare dal medico di base. “Ho fatto l’anti influenzale”, gli fa notare. Ma il dottore gli spiega che anche altri pazienti si sono presentati in ambulatorio e che, pur avendo fatto il vaccino contro l’influenza, presentano gli stessi sintomi. Nessuno in quel momento pensa al Covid. Possibile che l’antidoto non abbia funzionato? Pochi giorni dopo Giovanni si aggrava. E muore.
Oggi però le cose sono cambiate. I medici di base sanno che il Covid circola. Ecco perché vaccinarsi può diventare utile: se una persona che ha fatto l’anti influenzale si presenta con gli stessi sintomi, allora sarà più facile sospettare l’infezione da coronavirus. Per questo il ministero della Salute ha deciso di ampliare la platea di chi lo riceverà gratuitamente: tutti gli over 60 (e non 65, come in passato), persone con determinate patologie e lavoratori essenziali come medici e forze dell’ordine. Il problema è che la paura delle Regioni di restare senza vaccini per i soggetti fragili rischia di tagliare fuori i milioni di persone che non rientrano in queste categorie. Che ad oggi non solo non possono ottenere il vaccino gratis, ma non riescono nemmeno a comprarlo.
Delle 17 milioni di dosi accaparrate dalle Regioni, infatti, solo 250mila (l’1,5%) sono state riservate alle farmacie e quindi saranno acquistabili dai privati. “Se fate i conti - ci dice una dottoressa - fanno si e no 13 fiale a farmacia”. Certo molto dipenderà dalle scelte delle singole Regioni, che potrebbero aumentare la quota per i privati. Ma siamo comunque lontani dai livelli del passato. “Noi solito ne ordinavamo 200 a inizio stagione - raccontano a Cernusco sul Naviglio - ma ora le regioni hanno preso tutte le fiale: è ridicolo”. Provare a prenotarle neppure a parlarne: nessuno può vendere merce che non ha in magazzino. Secondo i conti di Federico Gelli, presidente di Fondazione Italia in Salute, il fabbisogno “abituale di antinfluenzale acquistate dai cittadini in farmacia è di 800mila dosi”. Il triplo di quelle attualmente disponibili, anche se ti Federfarma, Fofi e Assofarm stimano la richiesta post-Covid addirittura tra 1,2 e 1,5 milioni. Il risultato sarà una battaglia all’ultimo sangue tra lavoratori, bambini, ragazzi. Le scuole chiedono ai genitori di vaccinare i figli. Pediatri e medici di famiglia consigliano lo stesso. E i lavoratori vorrebbero proteggersi per evitare la sovrapposizione diagnostica (e inutili quarantene). Ma come fare? “Lei provi a chiamare ogni giorno - suggeriscono le farmacie ai clienti - non possiamo garantire nulla, ma sa come funziona: chi prima arriva, meglio alloggia”. Gli effetti sono paradossali: nell’anno del Covid, infatti, non solo potrebbe non aumentare il numero di persone vaccinate (come auspicabile), ma ad oggi le farmacie non riuscirebbero neppure a soddisfare le richieste di chi normalmente si vaccina. “È incoerente sensibilizzare i cittadini verso una buona pratica e poi non consentire di seguirla", dice il presidente di Farmacieunite, Franco Gariboldi Muschietti. Come dargli torto?Intanto l’autunno si avvicina. Il ministero aveva chiesto di anticipare all'inizio di ottobre tutte le procedure. Ma il tempo stringe, sia per chi riceverà il vaccino gratis dalle Asl sia per tutti gli altri. Alcuni genitori, sentiti dal Giornale.it, assicurano di aver chiesto informazioni ai pediatri senza ricevere risposta. “Non li hanno dati neppure a loro e neanche loro sanno nulla”, spiegano nelle farmacie. “La situazione è allarmante. Siamo in un limbo e questo ci fa arrabbiare. In un anno particolare come questo, dovevano essere più rapidi”. Senza contare, peraltro, che la concentrazione delle dosi nella mani delle Asl rischia di rallentare i tempi. “Ci saranno code interminabili - dice una farmacista a Milano - Non sarebbe stato meglio sfruttare le 16mila farmacie sparse in tutta Italia?”.
Il Lazio ci sta pensando, e ha chiesto al Cts se può far somministrare il vaccino direttamente dai farmacisti. Ma un po’ ovunque gli addetti ai lavori restano scettici: “Magari qualcosa cambierà, ma io ne dubito". Aspetta e spera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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