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Sono tramontate le ideologie del '900 ma il Pd le applica a ogni provvedimento

Surreale la Schlein che accusa la destra di essere "prigioniera della propaganda". Dall'ambientalismo ai bonus scassa-conti la sinistra fugge sempre dal realismo

Sono tramontate le ideologie del '900 ma il Pd le applica a ogni provvedimento

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Sono tramontate le ideologie del '900 ma il Pd le applica a ogni provvedimento

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Nella diatriba tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein sul Mes c'è un'espressione di quest'ultima che colpisce: «La destra è prigioniera della sua propaganda ideologica».

Parole che involontariamente suggeriscono un vecchio detto popolare: «È come il bue che dice cornuto all'asino». Eh sì perché se c'è una parte politica incline ad ideologizzare qualsiasi argomento è la sinistra e il Pd. Sono tramontate le vecchie ideologie che hanno avvelenato il secolo scorso (comunismo, fascismo) e al loro posto, specie sul versante della sinistra, nascono quotidianamente microideologie con tanti guardiani dell'ortodossia al seguito. Mai che ci sia un dubbio, un ripensamento, una propensione al confronto con gli altri. Addirittura su delle proposte di legge si sono costruite a sinistra pseudo-ideologie (basta pensare al disegno di legge Zan) talmente rigide da determinarne l'affossamento.

L'approccio ideologico, ovviamente, impedisce che si riconoscano gli errori anche di fronte ai conti che presenta la realtà. Nessun mea culpa, ad esempio, sul superbonus per l'edilizia che peserà per una vita sui bilanci dello Stato. Non parliamo, poi, del reddito di cittadinanza che per molti è diventato una sorta di sacro Graal anche di fronte a cifre che dovrebbero indurre ad una riflessione: ogni assunzione conseguita con quel meccanismo è costata 22 milioni e, caso strano, finito il reddito di cittadinanza c'è stata un'impennata nei dati dell'occupazione.

La verità è che tramontate le ideologie del 900 ne è sopravvissuta la «forma mentis». Come l'ambientalismo nelle sue proteste estreme dal vandalismo contro i monumenti alla colorazione artificiale dei corsi d'acqua. E non è forse un atteggiamento ideologico dire no, sempre e comunque, al nucleare anche se la ricerca ce lo propone come la fonte di energia più pulita? Per non parlare della cultura woke di cui trasuda l'attuale vertice del Pd che impone modelli rigidi che sono il contrario della politica.

Eh sì perché la politica in fondo dovrebbe essere mediazione, ricerca del compromesso. Cos'è il pragmatismo - parola di cui spesso si abusa in questo periodo - se non la capacità di affrontare i problemi con la giusta apertura mentale?

Proprio la qualità che più scarseggia in questa fase politica. La dialettica asfittica che intercorre tra opposizione e maggioranza lo dimostra. Ad esempio, si può dire quel che si vuole sulla riforma del governo che prevede l'elezione diretta del Premier, si può azzardare che sia brutta, contraddittoria, incongruente, l'unico formula che andrebbe evitata però è dire che si tratti di «una svolta autoritaria». Espressione figlia del tabù che la nostra Costituzione debba essere immodificabile come le tavole di Mosè. Poi constati, invece, che il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, nato e cresciuto nel Pci ha teorizzato senza menar scandalo il «premierato» più volte ed è sempre stato un fiero avversario dell'idea che la Carta sia immodificabile.

Già, al mondo l'unica cosa certa è la morte ma, come sostiene Kierkegaard, anche di quella non si può saper nulla con certezza. Ecco perché cibarsi di ideologie, di certezze è un errore. Oggi nel Pd l'europeismo è un dogma, eppure il Pci più di sessanta anni fa fu l'unico partito a votare contro l'ingresso dell'Italia nella Cee, antenata dell'attuale Ue. Né tantomeno, lo dico a sinistra come a destra a proposito del Mes, si può rinfacciare a qualcuno di essere stato in passato contrario: non si può costruire su uno strumento economico una nuova ideologia. Per dirla con Einstein solo gli stupidi non cambiano opinione di fronte a circostanze nuove o a fasi diverse.

Parole da cui discende una verità spesso citata nella retorica ma negata nella pratica: l'unica bussola per un politico dovrebbe essere l'interesse del Paese.

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