Le sorelle di Letizia, uccisa a Tortona "Quei quattro killer sono già liberi"

Ventuno anni fa i ragazzi della «banda della Cavallosa» ammazzarono con un sasso la 31enne. Dal 2009 sono fuori

Le sorelle di Letizia, uccisa a Tortona "Quei quattro killer sono già liberi"

Gente perbene, i Berdini. Una famiglia serena, fatta di lavoratori. Orgogliosa della propria onestà. Impegnata nel sociale. Padre, madre, figlie: persone felici, amanti della vita. E della solidarietà.

Un incantesimo finito quel maledetto 27 dicembre '96 quando, nello stesso giorno della morte di Maria Letizia, 31 anni, è come se fosse morte con lei l'intera famiglia: papà Vincenzo (stroncato davvero tre anni fa per il crepacuore di una giustizia negata), mamma Waldemara e le sorelle Maria Grazia e Maria Rosa. Tre figlie: tutte con il primo nome «Maria», a conferma della devozione cristiana dei Berdini. Che, se non sono impazziti di dolore, lo devono anche alla fede. A quell'immagine sacra della Madonna che nella loro casa di Civitanova Marche non hanno mai smesso di fissare. Neppure nei momenti più bui; anzi, proprio quando il nero della disperazione pareva prendere il sopravvento. Ieri la terribile notizia della donna morta nel Milanese, ha riaperto vecchie ferite: «La nostra tragedia non ha insegnato nulla - denunciano le sorelle di Maria Letizia -. Non ci meraviglia che dei delinquenti continuino a lanciare sassi dal cavalcavia. I criminali che hanno ammazzato Maria Letizia furono individuati, condannati a 18 anni e 4 mesi, ma se la cavarono con pochi anni di carcere. Furono salvati dall'indulto, nonostante tutti ci avessero garantito che quegli assassini avrebbero scontato l'intera pena chiusi in cella. Non è andata così. Dal 2009 i responsabili sono tutti liberi».

Il risultato è che c'è chi ancora continua a gettare sassi sulle auto perché convinta dell'impunità o di compiere una semplice «bravata». E la cosa più grave è che lo Stato consenta loro di crederlo, rimettendo in libertà individui che hanno rovinato l'esistenza di un'intera famiglia.

«I veri condannati - si sfoga la famiglia Berdini - siamo infatti noi, che ogni giorno, e per l'eternità, continueremo a versare lacrime sulla foto di Maria Letizia. Mentre loro, i suoi killer, si sono rifatti una vita».

Quest'anno avrebbe compiuto 52 anni, Maria Letizia: il giorno in cui un sasso lanciato dal cavalcavia le fracassò la testa dopo aver spaccato il parabrezza dell'auto, era a fianco di suo marito Lorenzo.

La coppia stava percorrendo la Torino-Piacenza all'altezza di Tortona, stavano andando in aeroporto per volare a Parigi: il capodanno che avevano sempre sognato, la prosecuzione di un viaggio di nozze che coronava una bella storia d'amore. Ma lì, sul cavalcavia, a spezzare il sogno di Maria Letizie e Lorenzo, c'era la «banda della Cavallosa»: sei ragazzotti poco più che maggiorenni che, «per noia», si «divertivano» a scaraventare macigni sulle auto in transito.

«Papà è morto - raccontano le sorelle Berdini - senza avere la soddisfazione di vedere quei quattro in galera. Tutti liberi dopo pochi anni. Avrebbero meritato l'ergastolo, perché non si può uccidere il prossimo per noia». E poi: «Il 27 dicembre '96 si è spenta anche la nostra famiglia. Maria Letizia aveva solo 31 anni, si era sposata cinque mesi prima. Nostro padre Vincenzo ha iniziato a morire giorno per giorno.

Mamma ha avuto un ictus, noi sorelle non ci siamo mai riprese da quello choc». Di risarcimenti neppure a parlarne: «Nessuno ci ha dato nulla. Vorremmo solo che quanto accaduto a Maria Letizia, e a noi, non succeda ad altri».

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