Sorteggio per il Csm. Quell'arma letale contro le correnti che piaceva pure alle toghe anti Nordio

Non solo separazione delle carriere: la riforma scardina le fazioni. A favore pure Gratteri, Cafiero De Raho e Ardita

Sorteggio per il Csm. Quell'arma letale contro le correnti che piaceva pure alle toghe anti Nordio
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Basta togliere la parola "carriere" ed ecco che a sostenere la Riforma ci sono anche togati come Gratteri, Di Matteo, Cafiero De Raho e altri. Perché non di sole carriere vive il togato: però si parla solo di quelle, quasi che fosse una strategia (questa sì) e come se non fosse, la separazione, solo una parte del pacchetto di revisione costituzionale che tocca quattro pilastri: la creazione di due Consigli Superiori della Magistratura, l'introduzione di un sorteggio almeno parziale per scegliere i membri togati del Csm (cioè i magistrati che ne fanno parte) e infine l'istituzione di un'Alta Corte disciplinare per giudicare le toghe. È questa la riforma che ridisegna l'equilibrio dell'ordine giudiziario, e che, se non fosse per la parola "separazione", avrebbe un consenso probabilmente trasversale: ma si parla, come detto, solo di quella, come se il resto contasse poco. È più comodo, più mediatico e più divisivo, più utile a polarizzare la discussione e a ridurla al solito derby.

La riforma annovera contenuti che persino molti magistrati giudicano ineccepibili: a microfoni spenti o accesi che siano. Fra questi c'è il sorteggio dei componenti togati del Csm, di quei giudici e pm, ossia, che sinora si sono scelti tra loro con un sistema elettorale che ha alimentato le correnti. Il sorteggio proposto, invece, non tocca la Costituzione, non limita l'indipendenza della magistratura e, soprattutto, spazza via la rete di scambi e di voti che per decenni ha trasformato il Csm in un parlamentino. Si ricorda sempre che a parlarne per primo fu Luca Palamara, l'uomo che delle correnti divenne simbolo e memoria fossile; ancora nel 2021 ammise che il sorteggio "avrebbe scardinato tutto", traduzione: se vuoi disinnescare i pacchetti di voti, devi togliere il voto a chi li maneggia, fine. Palamara l'ha ripetuto di recente: il sorteggio, ha detto, demolirebbe il potere condizionante delle correnti.

E infatti, a rilanciare questa ovvietà, furono altri magistrati: per esempio Nicola Gratteri, ma quando della Riforma Nordio non c'era ancora traccia. Disse: "La madre di tutte le riforme doveva essere quella del Csm attraverso il sorteggio". Lo ridisse però nel febbraio scorso: "Sono favorevole al sorteggio dei componenti del Csm, anche da parte del Parlamento". Poi ecco, sorpresa, c'è anche Antonino Di Matteo: nel 2019 definiva il sorteggio "incostituzionale", ma nel 2022 spiegava che un sorteggio "temperato" sarebbe "l'unico sistema per scompaginare la patologia del correntismo". Stiamo parlando di un vate dell'oltranzismo grillino: anche se non al punto di un Federico Cafiero De Raho (oggi senatore pentastellato) che da procuratore nazionale antimafia, nel 2021, diceva così: "La modalità più obiettiva per comporre il Consiglio sarebbe quella del sorteggio, che esclude interferenze da parte di chiunque". Quindi sarà contento. Lo sarà anche Sebastiano Ardita, ex togato del Csm, che nel 2023 riconosceva: "Il sorteggio ha un effetto positivo, spezza le catene del consenso interno". Gli tiene compagnia Andrea Mirenda, consigliere togato oggi in carica: "Il sorteggio riduce lo strapotere delle correnti... Cosa c'è di più democratico e inclusivo di essere scelti senza doversi genuflettere a una corrente?". Ma l'aveva già pensato anche Alfonso Sabella, che da magistrato antimafia era stato lapidario nel 2020: "Sono favorevole al sorteggio puro. Si sorteggi chi va al Csm. Chi accetta bene, chi non accetta, si va avanti".

Tutti favorevoli, insomma: perlomeno prima che Nordio li accontentasse e presentasse la sua Riforma. Ed è il dato più interessante: non è una trovata della politica, ma una richiesta sorta nella magistratura. Se ne parla poco, perché la separazione delle carriere (che inciderebbe meno di tutto il resto, nella Riforma: a ripeterlo sono gli stessi magistrati) è più spendibile e appunto "divisiva" perché fa più chiasso mediatico per preparare un probabile referendum.

Il sorteggio obbligherebbe la corporazione a riconoscere che i suoi mali non vengono solo dalle leggi, bensì da sé stessa: "La narrazione di questa maggioranza", ha detto Gratteri martedì sera a Otto e mezzo, "sarà quella di dire che il sistema giudiziario non funziona, che per avere una sentenza ci vogliono 7 anni, e che la colpa è dei magistrati". Gratteri teme che la gente possa crederlo vero: non è chiaro perché.

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