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"Il sosia Rosa Chemical? L'originale è meglio. Vedo impreparazione..."

Il cantante va in tour. "Conosco gli ortaggi: me li tiravano. Oggi vai subito all'Ariston"

"Il sosia Rosa Chemical? L'originale è meglio. Vedo impreparazione..."

Bentornato Renato Zero, ha seguito Rosa Chemical al Festival di Sanremo?

«Non frequento assiduamente i social ma vado scoprendo di avere un numero di sosia impressionante».

In effetti il testo di Made in Italy in gara all'ultimo Sanremo si ricollega a brani che lei ha scritto decenni fa. Ad esempio Triangolo.

«Ma io lo assolvo, non è colpa di Rosa Chemical ma di chi ritiene che la musica sia solo performance. E manda in scena persone che non hanno ancora la preparazione necessaria».

Ossia?

«Se Renato Zero o Claudio Baglioni sono diventati quello che sono, il merito è anche dei collaboratori che li hanno seguiti e consigliati bene».

C'entra anche la gavetta.

«Io conosco bene i ravanelli, i carciofi, le zucchine, gli asparagi, tutti gli ortaggi. Conosco bene il banco frutta e verdura. Perché a inizio carriera me li hanno tirati tutti dietro».

Anche a 72 anni Renato Zero vince sempre per (ampio) distacco. Divagatore di professione, confusionario ma lucidissimo, debutterà a inizio marzo a Firenze con il tour Zero a Zero che ha curato come sempre in prima persona: «Me faccio la regia, me faccio i costumi, me faccio tutto....» (sarà al Forum di Assago l'11 e il 12 aprile, al Palazzo dello Sport di Roma il 28 e 29). Dopotutto, come spiega, «il rintocco dei 72 anni mi suggerisce di non aspettare troppo e quindi vado di nuovo in tour». Come al Circo Massimo di Roma la scorsa estate, avrà il contributo dell'orchestra (ma solo in video) e un obiettivo fondamentale: «In questo giro musicale mi concentro per trovare qualcosa che ancora non ho detto».

Ripensamenti?

«Ma figurarsi».

Quest'anno si parlava di lei come super ospite di Sanremo.

«Amadeus mi ha telefonato per invitarmi. Ma ho pensato che, essendo alla vigilia del tour e dopo aver fatto il Circo Massimo, avrei potuto rinviare al prossimo anno».

La sera della finale del Festival di Sanremo lei era ospite di C'è posta per te su Canale 5.

«Se uno va a Sanremo deve preparare bombe e carri armati... Se vai a C'è posta per te ti puoi mettere un tailleurìno e le scarpe lucide. Nel senso che è una partecipazione in amicizia. Certo, ho trovato un po' fuori posto la programmazione di Mediaset contro il Festival».

Renato Zero si mantiene in forma.

«Mens sana in corpore sano. Al di là della citazione, uno scopone scientifico alla sera fatto come si deve può aiutare molto. Insomma, allenare la mente con le persone care è un toccasana».

E la fede in Dio?

«L'arrivo del Covid mi ha costretto a mettere in discussione la fede. E da qui è nato il disco Atto di fede. Ho chiesto a amici come Buttafuoco, Farinetti, Cazzullo, Soldini e Travaglio di scrivere il loro pensiero sulla musica che mandavo. Ho avuto un bel rimbalzo da tutti, a parte uno...».

Chi?

«Cattelan».

Quale dei due?

«Uno fa l'artista. L'altro».

Cosa è successo?

«L'avevo invitato, non mi ha risposto e lo ha annunciato solo per radio. Mi ha ferito».

Renato Zero senza freni.

«Che bello arrivare a settant'anni. Così puoi dire il ca... che vuoi».

A proposito, durante il concerto al Circo Massimo ha presentato musica inedita.

«Anche stavolta lo farò».

Insomma sarà una sorta di replica itinerante del concerto al Circo Massimo.

«No, non voglio annunciare nulla, ma penso che tra Renato e Zero succederà qualcosa di molto importante».

Quindi?

«Ho deciso di cambiare rotta e di analizzarmi. Io e Zero stiamo in qualche modo tirando le somme».

Ogni esibizione di un cantante è una sorta di analisi.

«Ma io non voglio essere un cantante. Io mi sento un interprete dei sentimenti e della vita».

Lo è stato anche quando era meno facile farlo.

«Ricordo una sera al Baccara di Lugo di Romagna, prima metà degli anni Settanta. C'erano tremila persone. Io, seduto per terra, ho cantato Qualcuno mi renda l'anima con quei versi: Ma il buio mi raggiungeva già, due mani rubavano al mio corpo l'innocenza. Dal pubblico qualcuno gridava ma 'ndo vai?».

Dove?

«La mia missione non è il triangolo ma il cielo. Più su».

Non conta soltanto la «performance» come oggi.

«Spero che i giovani artisti siano più preparati. Anche perché l'originale vince sempre».

Dopo decenni di amicizia, ha discusso con Loredana Bertè.

«Ma non ho mai smesso di amarla».

Farete la pace?

«Ho notato che da quando non la frequento più come prima, lei è migliorata tantissimo. Insomma io non la metto più al riparo ma lei si ripara bene lo stesso da sola».

Quindi?

«Evidentemente dobbiamo continuare ad amarci a distanza e a mantenente fede alla promessa di non lasciarci mai perché il cuore sa dove andare.

Anche senza che tu glielo dica».

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