Coronavirus

Angelucci dimesso, positivo da vaccinato

Una vera odissea per Antonio Angelucci, imprenditore, editore e politico di Forza Italia

Angelucci dimesso, positivo da vaccinato

Una vera odissea per Antonio Angelucci, imprenditore, editore e politico di Forza Italia. Il deputato azzurro sarebbe stato dimesso da poco dall'ospedale Spallanzani di Roma, dove era ricoverato perché positivo al Covid. E dire che il «re delle cliniche» del Lazio aveva fatto pure le due dosi di vaccino. Anzi, era stato uno dei primi ad avere diritto a «pungersi» perché considerato «fragile» vista l'età. Settantasette anni. Peccato però che, nonostante la doppia dose di vaccino, Angelucci si sia ammalato. Come mai? Semplice: dalla seconda dose sono passati più di sei mesi ed evidentemente gli anticorpi non hanno più fatto il loro mestiere. Insomma, tanta paura per l'onorevole che però adesso è stato dimesso e sarebbe a casa. Pare anche che si stia curando con gli anticorpi monoclonali che da poco hanno ricevuto il via libera dall'Aifa, Agenzia italiana del farmaco. Ad oggi sembra essere l'unica terapia domiciliare dimostratasi efficace. L'anticorpo «nuovo» sarebbe il sotrovimab che, dicono dall'Agenzia, «ha dimostrato un favorevole rapporto beneficio/rischio anche nei confronti delle principali varianti in circolazione». Antonio Angelucci è alla sua terza legislatura. Siè candidato nel 2008 ed è entrato a Montecitorio con le bandiere del Pdl. È stato poi rieletto deputato nel 2013 e nel 2018. Non certo uno stakanovista del Parlamento visto che il suo nome è in cima alla lista degli «assenti». Da segnalare, però, la sua battaglia a Montecitorio per l'istituzione del patrocinio a spese dello Stato per le persone disabili. L'obiettivo era quello di assicurare il patrocinio a spese dello Stato alle persone disabili e ai loro familiari nei procedimenti giudiziari amministrativi, penali e civili, anche nel caso specifico degli affari di volontaria giurisdizione, inerenti appunto le condizioni di disabilità.

Ma il tutto s'è impantanato nei meandri di Montecitorio.

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