Cronache

Spara al suo comandante e si barrica in caserma. Era già finito in psichiatria

Il brigadiere appena rientrato dalla malattia. L'ok al possesso dell'arma. Tre colpi: ucciso il superiore

Spara al suo comandante e si barrica in caserma. Era già finito in psichiatria

Milano «L'ho ammazzato!». Un grido macabro ma quasi liberatorio che riassume un profondo senso di smarrimento, l'incapacità di reggere la benché minima pressione e sicuramente tanta, tanta rabbia. Una vera e propria valanga di emozioni impossibili da gestire e sicuramente molta, molta rabbia agitavano il brigadiere dei carabinieri Antonio Milia, 57 anni, in servizio alla stazione di Asso, una sessantina di chilometri a nord est di Como. Al punto che, ad appena qualche giorno di ritorno al lavoro, si era già preso alcuni giorni di ferie per riposarsi. Un turbamento tanto profondo da fargli raggiungere la sua caserma, ieri pomeriggio, estrarre l'arma di ordinanza che ha poi puntato contro il suo comandante, il maresciallo Doriano Furcieri, 58 anni (nella foto) per fare fuoco tre volte. Subito dopo il militare si è asserragliato in caserma con il ferito, in condizioni gravissime e poi porto subito dopo, minacciando chiunque volesse entrare o tentasse di dissuaderlo dalla sua follia.

Milia era reduce da diversi mesi di convalescenza dopo essere stato ricoverato prima all'ospedale Sant'Anna di Como e poi al reparto di psichiatria dell'ospedale di San Fermo della Battaglia (Como) per aver sofferto problemi di disagio psicologico. Una commissione medico ospedaliera, però, di recente lo aveva giudicato idoneo, quindi il brigadiere era rientrato in servizio da qualche giorno, per poi mettersi in ferie dopo poco perché si sentiva a disagio. Nel momento in cui scriviamo non sappiamo se all'origine del gesto ci sia un movente preciso per questa aggressione, se Milia e Furcieri avessero litigato o comunque avessero avuto qualcosa da dire qualche giorno prima. Sta di fatto che ieri il brigadiere è tornato apposta in caserma e, diretto nell'ufficio del suo comandante, gli ha sparato a bruciapelo, uccidendolo.

Secondo la ricostruzione dell'accaduto fatta attraverso i testimoni, cioè gli altri militari che lavorano dapprima all'interno della caserma si è sentito un colpo sparato contro il comandante, poi i suoi lamenti e ancora, immediatamente dopo, altri due colpi in rapida successione, quindi un grido: «L'ho ammazzato!». Il brigadiere a quel punto si è asserragliato nella caserma con il cadavere e chiunque abbia tentato di avvicinarsi si è trovato un'arma puntata contro.

Sul posto è seguito un maxi intervento dell'Arma con l'intervento di un grosso contingente di carabinieri e dei gruppi speciali. Sono arrivati i Gis (Gruppo di intervento speciale dei carabinieri) da Milano e Livorno, mentre intorno alla caserma si sono radunati numerosi militari in tenuta anti proiettile e anche il magistrato di turno si recato alla caserma di Asso. I negoziatori hanno parlato a lungo con Milia per convincerlo ad arrendersi e a non commettere altri gesti disperati, a non togliersi la vita, ma il brigadiere, prima rinchiusosi in un mutismo profondo, ha cominciato un lungo soliloquio conclusosi con una serie di risposte frammentarie agli appelli che gli venivano fatti dai colleghi. Una trattativa andata avanti per ore, fino a tarda notte.

Entrambi i militari sono sposati e hanno rispettivamente tre figli.

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