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La sparata della Cirinnà sul Natale: "Chi mangia la carne è cannibale"

Monica Cirinnà attacca i carnivori: "Perché bisogna festeggiare il giorno più bello della natività con qualcuno che è morto?"

La sparata della Cirinnà sul Natale: "Chi mangia la carne è cannibale"

Noi tutti che amiamo l'abbacchio, il pesce, l'agnello, le galline in brodo e i tortellini al prosciutto siamo cannibali. Non carnivori, eh. Proprio cannibali: appellativo con significato dispregiativo, che definisce gli interessati come criminali primitivi, espressione di una cultura anti-animalista da sconfiggere.

A descrivere così vecchi e bambini colpevoli di mangiare il cotechino a Natale (invece delle crepes ai carciofi) è stata nientepopodimeno che Monica Cirinnà, senatrice Pd famosa per aver firmato la legge sulle unioni civili. Forse dovremo aspettarci anche una norma sui cenoni di Natale e di Capodanno, che in futuro saranno solo a base di "mezzemaniche imbottite alla sicialiana".

Il menu della Cirinnà infatti sarà proprio questo, come da lei spiegato ieri sera a Rai Radio1 durante la trasmissione Un Giorno da Pecora. Solo piatti vegetariani: "Come antipasto, vol-au-vent con la crema di asparagi del mio orto, poi due primi: crepes ai carciofi, fatte con le uova delle mie galline, e poi mezzemaniche imbottite alla siciliana". Per secondo, invece, un "festival di polpette, sia in bianco che in rosso, di tutto. Polpette di zucchine, melanzane, lenticchie, ceci, seitan. E per finire, un vulcano di purè di patate, con all'interno piselli saltati in padella".

Niente da ridire, per carità. Piuttosto lasciano perplessi le parole contro chi non rinuncerà alle salsicce e ai cappelletti ripieni di "ciccia" animale. "Chi a Natale mangia pesce e carne fa i conti con la propria coscienza, io dico che sono dei cannibali, e non è detto che sia un'offesa", ha sancito fiera la senatrice. "Perché bisogna festeggiare il giorno più bello della natività con qualcuno che è morto? Ad esempio, per chi mangia l'abbacchio: in realtà l'agnello non è altro che il bambino della pecora...". Scoperta del secolo.

L'amore per gli animali della Cirinnà è tale che una volta, dice lei, "avevo 36 topolini, ma poi li ho liberati tutti, qui a Roma, in centro, in un posto che non confesserò mai: dove non ci sono né macchine né gatti". Si parla di anni fa, ed ora "si saranno centuplicati!". Ecco svelato, insomma, il rebus che ha tenuto banco nella Capitale per tutta la scorsa estate, quando un gruppo di bambini della periferia capitolina pubblicarono online un video in cui contavano uno per uno i ratti che infestavano (e infestano) la spazzatura romana.

Cirinnà liberò "un mix tra topini di campagna e laboratorio, erano piccolissimi". Chissà come saranno diventati oggi. "Io l'ho fatto per salvare 36 vite, e quindi credo di aver fatto bene". Forse i romani non la pensano allo stesso modo.

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