Roma Mentre il governo si gioca, palesemente con poca convinzione la carta sbiadita della spending review, l'ufficio parlamentare di bilancio spiega che lo spazio per i tagli alla spesa è ormai virtualmente terminato. E a spegnere anche gli entusiasmi generati nella maggioranza dall'effimero dato della produzione industriale di febbraio arriva la certificazione da parte dell'Istat certifica il crollo verticale della fiducia di imprese e consumatori.
Un quadretto sconfortante, aperto, appunto, dal rapporto firmato dall'Upb sulla programmazione di bilancio 2019. «Il reperimento di risorse finanziarie mediante revisione e riduzione della spesa - si legge nel documento - è oggi più complesso rispetto a qualche anno fa dopo le manovre correttive di contenimento della stessa dell'ultimo decennio». Insomma, i precedenti commissari hanno già sforbiciato, e quindi «ulteriori riduzioni di spesa potrebbero essere ardue da realizzare proprio in relazione alle politiche finora attuate o appena poste in essere». Niente da fare, per esempio, nel pubblico, dove bloccare ancora il turn over, ricorda l'Ufficio parlamentare di bilancio, farebbe a pugni «con il già avvenuto calo della dotazione di personale e con l'invecchiamento degli addetti, con le inevitabili conseguenze sull'efficienza complessiva dell'organizzazione e sull'utilizzo dell'innovazione tecnologica». Idem con patate nella Sanità, già colpita dai tagli nel recente passato, e sulla cui spesa ulteriori interventi «rischierebbero di incidere sulla qualità dei servizi offerti». Brutte notizie insomma per i viceministri all'Economia Laura Castelli (M5s) e Massimo Garavaglia (Lega) ai quali sarebbe toccata l'impresa. A far capire che l'impresa della spending review è valutata per quel che è, l'ennesimo bluff, c'è anche la scelta da parte dei pentastellati della vice ministro dell'Economia che, dal punto di vista della preparazione ad affrontare un compito così arduo appare ben lontana dalle figure del passato, come Carlo Cottarelli e Roberto Perotti, economisti dallo spending internazionale che pure hanno dovuto arrendersi senza risultati importanti.
A completare il quadro ci sono le pessimistiche previsioni dell'Ups che vede prevalere una crescita della
spesa pensionistica fino al 2040 e i dati congiunturali dell'Istat sulla fiducia che ad aprile scende per le imprese da 99,1 a 98,7 e per i consumatori da 111,2 a 110,5. Quest'ultimo è il livello più bassso dall'agosto 2017.
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