Siamo ancora qui. Al dossier dell’Oms pubblicato il 13 maggio e subito ritirato il giorno successivo, abortito in gran segreto e mai rimesso online. Roberto Speranza era a conoscenza della pubblicazione del report critico sull’Italia redatto dagli “scemarelli di Venezia”? Lui o i suoi uffici si sono mobilitati per attenuarlo, “farlo morire” o “farlo cadere nel nulla”? Il ministro sostiene di no. Dice che è tutta una roba interna all’Oms e nulla c'azzeccano l’Iss e il ministero. Ma le carte suggeriscono tutta un’altra lettura.
La questione, ci teniamo a dirlo, non è tanto giuridica. Sul piano pandemico mai attivato, sul piano segreto non rivelato, sulla risposta italiana alla prima ondata di coronavirus sarà (forse) l’indagine della Procura di Bergamo guidata da Antonio Chiappani ad arrivare a un qualche punto. Qui invece la questione è squisitamente politica: come fa notare Robert Lingard, consulente del team di legali delle vittime bergamasche, secondo l’articolo 95 della Costituzione i ministri sono responsabili “individualmente degli atti dei loro dicasteri”. Speranza dovrebbe dunque almeno spiegare quelle chat tra Silvio Brusaferro e Ranieri Guerra, contenute nella rogatoria spedita dai pm all’Oms, in cui il presidente dell’Iss sul report si diceva “d’accordo di rivedere insieme” il documento. Dovrebbe Speranza spiegare perché Guerra sostiene di essere stato contattato dallo stesso ministro per manifestare “disappunto”. Oppure ci piacerebbe capire per quale motivo in un sms l’ex membro del Cts annunciava riunioni con Goffredo Zaccardi, Capo di Gabinetto di Speranza, affermando di aver avuto indicazioni di “far cadere nel nulla” il dossier. E ancora: come mai in una mail inviata ad Hans Kluge, direttore europeo dell’Oms, Guerra assicurava che il report sarebbe stato “rivisto dal ministero, apparentemente colto di sorpresa”? E perché in un’altra chat parlava di “accordi” dopo una “riunione con Zaccardi e Speranza” per rimettere mano al tutto con un gruppo di lavoro congiunto tra Iss e dicastero? Insomma: è normale che Kluge si preoccupasse così tanto che il ministero restasse "felice" del lavoro dell'Oms, evitando così di mandare a monte il progetto sull'ufficio di Venezia?
Anche per questo l’avvocato Cansuelo Locati, che difende i familiari delle vittime, stamattina lancia bordate di fuoco dopo aver sentito ieri sera Speranza da Lucia Annunziata. La decisione di abortire il report è stata solo dell’Organizzazione e non del governo? “Speranza non può scaricare completamente sull'Oms - dice Locati all’Adnkronos - considerando che, rispetto a quello che risulta dalla rogatoria, lui sapeva del documento fin dal 15 aprile del 2020, quindi ancora prima della sua pubblicazione. Bastava dire che ne era a conoscenza dal 15 aprile e che rendere pubblico quel dossier che fotografava la risposta dell'Italia alla pandemia sicuramente lo avrebbe messo in imbarazzo”. Certo l’Oms ci ha messo del suo, visto l’attivismo con cui Guerra e la dirigente Cristiana Salvi hanno cercato di edulcorare con ben 106 modifiche il contenuto del documento, correzioni rispedite al mittente da Zambon. Senza dimenticare le pressioni fatte sul ricercatore, prima indirizzato verso la Bulgaria e poi costretto alle dimissioni. Ma “il fatto che ci sia anche Brusaferro in questo scambio di mail con Guerra e faccia riferimento anche al capo di gabinetto", sostiene Locati, "mi pare che sia abbastanza evidente che non sia stato solo un atto che faceva capo all'Oms perché Brusaferro con l'Oms non c'entra nulla".
C'entra, invece, e non poco, col ministero della Salute. Insomma, magari “non è stato Speranza a farlo rimuovere", però “ciò non significa che lui non sia stato a conoscenza del report, che è una cosa diversa”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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