"Spero non sia un teorema come fu con mio padre. Al Pd dico: la ruota gira..."

La parlamentare azzurra Stefania Craxi: "I dem di Elly sembrano giustizialisti come il Pci, salvo dover fare i conti con la realtà"

"Spero non sia un teorema come fu con mio padre. Al Pd dico: la ruota gira..."
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Di nuovo Milano, di nuovo la politica sotto accusa, di nuovo un sindaco sul braciere. Ne parliamo con Stefania Craxi.

Onorevole, come 43 anni fa, come Tangentopoli?

"Non è possibile legare due epoche completamente diverse. In attesa che si definiscano meglio i contorni degli addebiti, registro però alcune similitudini con la falsa rivoluzione del 92-94: oggi, come allora, a risentirne è l'immagine di Milano. Che rischia di essere ridotta a epicentro di immoralità, un pericolo amplificato dai titoloni ad effetto delle campagne di stampa, secondo uno schema già collaudato che si nutre di bieco giustizialismo. Esattamente come avveniva ai tempi di Tangentopoli".

Cosa pensa del sindaco Sala?

"Sala è quello che mio padre avrebbe definito un marziano. Trova allucinante l'avere appreso di essere indagato da un giornale e non dalla Procura. Evidentemente non si è accorto che questo meccanismo distorsivo ha segnato gli ultimi decenni di vita del Paese, lacerandone il tessuto democratico. Io non entro nel merito delle inchieste, né intendo strumentalizzarle. Rimango garantista, e mi auguro sinceramente che il sindaco non venga screditato prima e condannato dopo sulla base di teoremi, cosa che invece avvenne per Craxi. Ma dalle nostre parti c'è un proverbio che recita così: la roeuda la gira, la ruota gira".

Ritiene finita la carriera politica di Sala?

"La fine o meno di una carriera politica spetta al popolo sovrano e a nessun altro. Constato solo che già da tempo Sala è stato sfiduciato da un largo pezzo della sua stessa maggioranza, dall'ala del Pd milanese targata Schlein che nei conciliaboli lo considera un sindaco dal quale occorre prendere le distanze".

Questa inchiesta può fermare lo sviluppo di Milano?

"Il rischio da scongiurare è proprio questo. Soprattutto in questo frangente di grande incertezza economica, l'Italia ha bisogno che Milano continui ad essere la locomotiva economica del Paese. Il suo sviluppo deve tornare ad essere sostenibile e solidale, per consentire alla città di qualificarsi come la Milano accogliete e interclassista che è sempre stata. Gli errori di cui il centrosinistra è responsabile, specie sulle politiche abitative, non possono ancora una volta ricadere sui cittadini. Le loro scelte scellerate hanno precluso il diritto di un'intera generazione, di migliaia di giovani, di acquistare, possedere o affittare una casa in città".

Cosa deve fare la politica per liberarsi dai condizionamenti della magistratura?

Deve ritrovare il suo primato, autorevolezza e visione. E poi lo Stato deve assumersi le sue responsabilità".

In che senso?

"Sempre restando nel perimetro di quanto sta accadendo a Milano trovo assurdo che si chieda ad un'impresa di essere responsabile dei subappaltatori. I controlli, come da legge, spettano allo Stato e non si può e non si deve chiedere conto ad altri di ciò che non gli compete, tra l'altro facendo leva sull'azione penale".

La sinistra rischia di pagare un prezzo politico a livello nazionale?

"Gli elettori faranno le loro scelte, spero possano giudicare liberamente le politiche del Pd senza essere condizionati dai fumi giudiziari. L'opposto di quanto hanno fatto negli anni di Tangentopoli e a seguire. Il Pd della Schlein mi ricorda il Pci di Berlinguer, pronto ad usare l'arma della giustizia come una clava per colpire gli avversari politici. Salvo poi essere costretti a fare i conti con la realtà, a vedere apparire uno più puro di te che ti epura".

La sinistra che ha crocifisso Toti, accusato di essere salito sulla barca di un imprenditore, chiederà le dimissioni di Sala e della sua giunta?

"Il garantismo a targhe alterne porta a queste contraddizioni di fondo. Questa sinistra è incapace di definire progettualmente le ricette politiche per proporsi come alternativa di governo. Quando le idee mancano, non resta che l'opportunismo".

Il garantismo esiste ancora?

"Il garantismo è la cifra distintiva di un Paese civile, il pilastro dello Stato di diritto,

la bussola delle leggi e della Costituzione repubblicana. E io resto una garantista, perché il garantismo è parte integrante della cultura di quel socialismo democratico e liberale che ha concorso a fare grande l'Italia".

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