«Non chiudetevi in una casta, che non ha nulla di autenticamente ecclesiale» ha raccomandato Papa Francesco ai cardinali durante la messa con i nuovi porporati a febbraio. Di coltivare privilegi (anche fiscali) da casta, la Chiesa viene accusata spesso. E il ripetuto attacco arrivato alla «casta politica» dal segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, spinge inevitabilmente a curiosare nel pulpito da cui arriva la predica. Un pulpito, in certi casi, privilegiato. Meno per i vescovi, il livello intermedio della gerarchia ecclesiastica, che per i cardinali. Anche se la Cei, amministrando una quota del miliardo di entrate l'anno dall'8 per mille (usati per opere di carità e esigenze di culto, ma anche per finanziare una propria emittente televisiva, Tv2000 , diretta dall'ex RaiTre Paolo Ruffini, il quotidiano Avvenire e un'agenzia di stampa, la Sir ) resta anche un centro di potere temporale. Lo stipendio di un vescovo, al quale secondo usanza medievale si deve il titolo di «eccellenza», può arrivare a circa 40mila euro netti l'anno, cui si aggiunge un fondo spese dell'episcopato di competenza.
Poca roba rispetto ai cardinali, i cardini, appunto, della Chiesa, cui il concordato dello Stato italiano nel '29 riconosceva «gli onori dovuti ai Principi del sangue». In effetti la dignità cardinalizia li qualifica come «eminentissimi principi della Chiesa». Come responsabili di dicasteri, i cardinali hanno molte incombenze, sono i «manager» della Chiesa. E come tali anche retribuiti in modo adeguato, anche se il fasto del passato si è molto ridimensionato, specie sotto il «francescano» Bergoglio. «Il cardinale è rimasto legato principalmente al suo “piatto”, come veniva chiamato lo stipendio quando un servo in livrea recava al porporato la borsa delle monete su un piatto d'argento - si legge ne La santa casta della Chiesa di Claudio Rendina -. Si aggira su una somma annuale netta di 150mila euro, assegnata in rate mensili dall'Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica), al quale si aggiunge un'integrativa a Natale e Pasqua e il cosiddetto “rotolo cardinalizio”, una somma tratta dalle rendite del Sacro Collegio presso lo Ior».
Secondo altre fonti però lo stipendio di un cardinale è molto più basso, circa 5mila euro al mese. Si aggiungano dei curiosi benefit, emersi da una lettera scritta dal segretario generale del Governatorato, padre Fernando Vergez Alzaga, al cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l'Economia vaticana. Ovvero: prodotti alimentari da acquistare «presso lo Spaccio Annona e presso il Magazzino Comunità con lo sconto del 15%», sconti sul carburante (i cardinali viaggiano molto), e pacchetti di sigarette scontate.
Se per Ratzinger si è disposta una rendita di 2.500 euro mensili, Papa Francesco non riceve alcun compenso. Bergoglio ha anche abolito bonus per i dipendenti del Vaticano, ha bloccato gli aumenti di stipendi per anzianità e promozioni, e invitato tutte le gerarchie ad uno stile sobrio, anche nella scelta dell'appartamento. Non tutti i porporati hanno accolto con gioia la svolta pauperista di Papa Francesco.
Il cardinale Rouco Varela, arcivescovo di Madrid e gran capo della Chiesa spagnola (gestita «in stile principesco», con grande irritazione del Papa), pensionato da Bergoglio l'anno scorso, ha continuato a vivere nell'elegante palazzo del centro storico madrileno, «con la pretesa di continuare a disporre di auto, autista, segretaria e dell'assistenza di due suore», ha scritto Repubblica . Chissà che ne pensa monsignor Galantino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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