La Spezia dimentica i turisti delle crociere «Città sempre chiusa»

I capitani delle grandi navi si lamentano per la "siesta" dei negozi. Lo scrittore Asti: "Non si capisce che il futuro è il mare"

La Spezia dimentica i turisti delle crociere «Città sempre chiusa»

nostro inviato a La Spezia

Nemmeno in Messico, dove incrociare le braccia è un'arte, fanno cosi. Dalle 14 alle 16 la città è un muro di compatto di serrande abbassate. Chiusi i negozi, ferme le attività, la siesta prima di tutto. E pazienza per i turisti che scendono spaesati dalle navi da crociera più grandi del mondo. Il comandante del colosso dei colossi, Allure of the Sea , l'ha detto pochi giorni fa senza tanti giri di parole: «Un blocco così non l'ho visto neppure in Messico dove pure la siesta ha la sua importanza». Parola, acuminata come una freccia, di Johnny Faevelen.

Il fatto è che i suoi dardi rischiano di conficcarsi nella calura di mezza estate, nell'indifferenza e nel fatalismo di una città che non vuol cambiare. «La Spezia è seduta sopra un tesoro ma è come se non se ne rendesse conto», afferma Paolo Asti, giornalista e scrittore che da molti anni polemizza con l' intellighenzia rossa ingessata dentro una mentalità antica. «La Spezia è nata con l'Arsenale, è stata una città industriale, fatica a voltare pagina e a capire che il futuro è nel mare».

Gli alberghi. I parcheggi. Le guide che sappiano spiaccicare due parole in inglese e magari in russo o cinese. È il mondo che cambia. E La Spezia, che ha afferrato per la coda i giganti del mare, rischia ora di deluderli. Peggio, di tradirli.

Le navi da crociera hanno scoperto il porto nel 2012. Tre anni fa. In breve sono arrivati tutti i big: Costa, Msc, Royal Caribbean , che fra gli altri gioielli schiera Allure of the Sea , 362 metri, il top di tutti gli oceani. Seicentomila presenze l'anno, cinque o sei volte la popolazione di una città in declino, con le su tradizioni militari e stataliste, ma chiamata a cogliere l'occasione della vita per cambiare.

E invece l'orologio del rinnovamento va a rilento. Perde colpi. La metà o quasi dei turisti prende un pullman e va a Firenze, a Pisa o altrove, a vedere le meraviglie d'Italia. La Spezia a chi resta offre poco. Una stazione sporca e ammuffita dove prendere treni altrettanto cianciosi per raggiungere le vicinissime Cinque Terre. «Questa linea - spiega Gianfanco Bianchi, presidente della Confcommercio – è un'altra vergogna La tratta dovrebbe essere una metropolitana leggera, ben segnalata, accogliente e pulita. Purtroppo siamo indietro, in un'altra epoca». I turisti devono camminare fra binari e pensiline che sembrano quelli di una stazione di epoca sovietica e non c'è nessuno, a parte il presidio del Parco Nazionale delle Cinque Terre, che provi a calamitarli. È come se la base di partenza per Disneyland fosse una baracca polverosa.

E però i flussi dei visitatori crescono, a dispetto della crisi, si irrobustiscono, diventano un fenomeno da analizzare. Seicentomila crocieristi, due milioni e mezzo di presenze alle Cinque Terre. Numeri da capogiro, anche se le teste sono ancora ferme all'industria di Stato, alle sirene dell'Arsenale, alle tute blu di una classe operaia che fatto la storia della cantieristica. «Ci accusano di tenere i negozi chiusi al pomeriggio – insiste Bianchi – ed è vero, ci prendiamo le nostre colpe, si cambia un po' per volta, ma è tutto il sistema ad essere indietro». Gli alberghi non si sono rinnovati anche se gli affittacamere fanno grandi profitti. Ma qui – conclude Bianchi – c'è un altro record negativo: hanno usato quintali di vernice gialla e blu per le strisce e si sono dimenticati il bianco. La Spezia ha la più alta percentuale di parcheggi blu, a pagamento, di tutta Italia».

Lorenzo Forcieri, presidente dell'Autorità portuale, annuncia la rivoluzione: «Presto apriremo i negozi negli orari off limits , offriremo sconti e garanzie, daremo sevizi aggiuntivi».

È stato Forcieri a portare i colossi del mare nel porto, ora prova a rilanciare la sua intuizione: «Non si può cambiare il profilo di una città in tre anni. Però ci stiamo provando». Chissà se il comandante Faevelen avrà la pazienza di aspettare.

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