Cronache

In spiaggia chiusi nei box. Bagnini contrari: impossibile

L'idea di un'azienda emiliana fa discutere. I dubbi dei gestori degli stabilimenti: "Sarebbe come un forno"

In spiaggia chiusi nei box. Bagnini contrari: impossibile

Un box in plexiglas ci salverà o forse no. Quando la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa ha aperto uno spiraglio alle vacanze estive, c'è stato un enorme, generale sospiro di sollievo. «Possiamo pensare di pianificare le nostre vacanze». Una frase che oggi, per gli italiani chiusi in casa è sembrato il premio dopo mesi di sacrifici. Eppure in serata, il capo della protezione civile Borrelli ha voluto spiegare che al momento meglio aspettare a prenotare perché chi lo sa cosa succederà da qui ai mesi estivi: «Io non so rispondere ma credo che nessuno adesso sappia rispondere». L'unica certezza è che se la stagione si aprirà, niente sarà come prima, che ci saranno limitazioni e accortezze da prendere in modo responsabile; probabilmente non si potrà viaggiare all'estero, ma va bene, l'importante è poter pensare di partire. Di uscire. Ci sono già task force al lavoro per stilare regole di comportamento, aziende pronte a supportare la riapertura degli stabilimenti balneari, dei ristoranti. Gli alberghi si stanno attrezzando con sanificazioni e dispositivi ad hoc, c'è chi parla di mascherina anche in spiaggia, virologi che sostengono invece che è utile solo in luoghi chiusi e chi avanza la proposta di prenotazioni obbligatorie per gli stabilimenti. Certo è che i gestori dei lidi dovranno riorganizzarsi: ombrelloni distanti tra loro anche fino a 10 metri, vietate le aree giochi per i bambini e i bar potranno forse fare solo servizio in spiaggia per evitare assembramenti.

Ma vuoi mettere l'alternativa, restare chiusi in casa in città roventi a luglio e agosto? Una azienda modenese, la «Nuova Neon Group 2» di Serramazzoni, ha progettato box trasparenti con pareti di plexiglas, box di 4,5 metri per lato con un accesso da un metro e mezzo di ampiezza. Un uovo di Colombo che permetterebbe il rispetto del distanziamento in piena sicurezza anche in spiaggia. «Una settimana fa - racconta Claudio Ferrari, il proprietario dell'azienda che conta 70 dipendenti- abbiamo provato ad immaginare il ritorno in spiaggia. L'idea nasce con il duplice scopo di proteggere ma anche di far ripartire le attività». Il prototipo piace e ha spinto già moltissimi gestori di impianti balneari a fare gli ordini. «In molti lidi d'Italia, e anche all'estero. Abbiamo già avuto diverse commesse dalla Spagna». L'azienda ha investito nel progetto e ci crede, «Può funzionare. Il caldo? Non sarà un problema perché l'ingresso resta aperto così come il tetto permettendo all'aria di circolare». Insomma, niente effetto serra a cui viene subito da pensare. «La nostra azienda, dall'inizio del contagio, ha già realizzato schermi per banche, farmacie e panetterie, e così abbiamo pensato di estendere il lavoro anche alle attività commerciali, alle spiagge ma anche ai ristoranti, dove le barriere tra i tavoli aiuterebbero perché l'Italia in questo momento ha bisogno di ripartire anche economicamente».

Idee, tentativi, soluzioni a cui però non tutti sembrano credere. «È una proposta demenziale e non praticabile, dice Fabrizio Licordari, presidente di Assobalneari. Me li immagino sulle spiagge dove tira vento volare via, senza contare il caldo che ci può essere dentro un box del genere a 30 gradi. Spero che sia stata una provocazione». Una stagione sicuramente penalizzata come spiega lui stesso. «Metteremo gli ombrelloni a distanza di sicurezza e questo vorrà dire meno posti e, quindi, meno guadagni. Detto questo non possiamo certo raddoppiare i prezzi, non siamo speculatori. Manterremo le tariffe di sempre cercando di favorire le persone. Allo stesso tempi ci aspettiamo lo stesso atteggiamento anche dal governo».

E scettico è anche Mauro Vanni, presidente della cooperativa dei bagnini di Rimini, «follia mettere la gente in un box con 40 gradi».

Certo, non sarà l'ideale, ma occorrerà accontentarsi se non si vuole rimanere a casa.

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