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"Spiato da parlamentare" Il j'accuse di Renzi al pm

Il leader di Iv: violato l'articolo 68 della Carta. Il Senato deciderà se portare il caso alla Consulta

"Spiato da parlamentare" Il j'accuse di Renzi al pm

Quattro «prove schiaccianti», ma non solo. La controffensiva lanciata da Renzi alla procura di Firenze e soprattutto all'aggiunto Luca Turco passa per la Giunta delle immunità del Senato, dove due sere fa l'ex premier, convocato per un'audizione sul suo caso, ha accusato i magistrati fiorentini di aver «violato la costituzione». La strategia è chiara: Renzi non vuole «dribblare» l'eventuale processo, ma rimarcare la scarsa ortodossia e la scorrettezza del magistrato che lo indaga - e che in passato, ricorda Renzi, ha «arrestato mio padre e mia madre, indagato mia sorella, mio cognato e mia cognata» - e che avrebbe, appunto, ripetutamente violato l'articolo 68 della Costituzione «mentre io non ho violato la legge», come ha spiegato il leader di Italia viva l'altra sera lasciando Palazzo San Macuto.
E appunto, nella sua audizione Renzi ha portato le «prove» di quelle violazioni, che riguardano intercettazioni di «conversazioni o comunicazioni» o «sequestro di corrispondenza» messe in atto senza le richieste autorizzazioni. Nello specifico si tratta di email e di chat Whatsapp e con altri programmi di messaggistica istantanea, tutto materiale successivo alla data della sua elezione a senatore, avvenuta a marzo del 2018. Tra le «prove», i messaggi scambiati a giugno 2018 con l'imprenditore Vincenzo Manes per reperire un aereo privato da affittare per tornare da Washington (dove era andato per commemorare Robert Kennedy) e votare la sfiducia al governo Conte, poi finiti regolarmente pubblicati sui giornali. Dove sono finite anche altre chat Whatsapp tra l'ex premier e Marco Carrai, sempre del 2018, sempre successive a marzo, come pure altri messaggi di posta elettronica con mittente o destinatario il senatore che risalgono all'agosto del 2019. Infine c'è l'estratto conto, «acquisito dal pm di Firenze l'11 gennaio 2021», racconta ancora Renzi. E quell'estratto conto, poi pubblicato sul Fatto quotidiano con dettagli sulle sue entrate per speech e conferenze, pur se estranee alle contestazioni fiorentine dell'inchiesta Open, ha aperto il fianco anche alle schermaglie tra il leader di Iv e il quotidiano diretto da Travaglio, poi sfociate in un annuncio di querela per un titolo relativo proprio al «ricorso» alla Giunta del Senato arrivato dopo una lettera di Renzi alla presidente Casellati.
Insomma, le carte di Renzi ora sono scoperte, e i nuovi documenti verranno vagliati dalla relatrice del caso in Giunta, la senatrice azzurra Fiammetta Modena, che «valuterà se saranno meritevoli di attenzione», come ha detto il presidente dell'organismo, Maurizio Gasparri, illustrando i prossimi passi dell'iter. «Nei prossimi giorni - ha spiegato Gasparri - entreremo nel merito delle questioni per poter decidere, entro l'anno, se promuovere il conflitto di attribuzione che poi dopo un'eventuale decisione della Giunta, deve passare per l'aula». E proprio un eventuale voto del Senato per «certificare» il conflitto di attribuzione e portarlo davanti alla Consulta è l'obiettivo di Renzi, l'occasione per «inchiodare» la procura di Firenze alle presunte violazioni ai suoi danni.


La macchina è in moto e i numeri - almeno in Giunta - sono dalla sua parte.

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