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Sport, molestie e razzismo. L'auto-scandalo dei Verdi

Superano la Cdu nei sondaggi, ma cacciano il sindaco di Tubinga per la lite con un ex calciatore

Sport, molestie e razzismo. L'auto-scandalo dei Verdi

Buccia di banana per i verdi tedeschi. Uno scivolone del sindaco ecologista di Tubinga, Boris Palmer, ha sciupato la festa dei sondaggi secondo cui i Grünen hanno il vento in poppa più che mai verso le elezioni del 26 settembre per il rinnovo del Bundestag. «Dennis Aogo è un razzista dei peggiori», ha twittato il borgomastro della città del Baden-Wurttemberg riferendosi al centrocampista tedesco di origine nigeriana, già giocatore dell'Amburgo, dello Schalke 04 e dello Stoccarda.

Aogo non gioca più dal 2020 ma è diventato commentatore tv con Sky. La televisione porta visibilità e polemiche: come quella scoppiata con Jens Lehmann, ex portiere del Borussia Dortmund, del Milan e dell'Arsenal. In un messaggio che Lehmann ha inviato ad Aogo, ma che in apparenza era diretto a qualcun altro, si legge: «Allora Dennis è il vostro ragazzo in quota-neri?». Una frase con cui insinua che la carriera di Aogo non sia dipesa dalla sua bravura con i piedi ma dal colore della pelle. Parole dal sapore razzista che gli sono costate il contratto di consulenza firmato mesi prima con l'Hertha Berlin. Il portiere licenziato si è poi scusato con Aogo, che lo ha perdonato. Nel frattempo anche Aogo ci ha messo del suo e in tv ha parlato di «allenarsi fino al punto di gasare». I riferimenti alle pratiche dei nazisti non sono ammessi in Germania e il centrocampista ha perso il posto a Sky. Il doppio episodio ha provocato l'uscita di Palmer. «Lehmann e Aogo sono usciti di scena: il mondo è dunque migliore?». Il sindaco si è detto contrario alla cancel culture e ai poliziotti del linguaggio. Poi, nel tentativo di mettere in luce la presunta ipocrisia di Aogo e di chi che lo difende, ha ripostato su Facebook un contenuto trovato online in cui una donna accusava il giocatore di averla molestata. E qui il sindaco ha scritto la parola tabù tanto negli Stati Uniti quanto nella Germania moderna, la «N word». Con la sua uscita Palmer ha provocato una tempesta politica perfetta: metà dei tedeschi lo ha accusato di essere un razzista intemerato, l'altra metà di essere quantomeno superficiale per avere ripostato materiale discutibile, senza nemmeno verificare se la donna che accusava Aogo esiste davvero. Su tutti sono valse le parole di Annalena Baerbock, la candidata con cui i Verdi corrono alle legislative d'autunno: «La dichiarazione di Palmer è razzista e ripugnante, ha perso il nostro sostegno politico. Dopo il nuovo incidente, i nostri comitati statali e federali stanno discutendo le conseguenze appropriate, compreso il procedimento di espulsione».

Nel giro di 24 ore gli organi del partito hanno votato a maggioranza l'allontanamento del sindaco. La procedura non è immediata ma durerà da un minimo di tre a un massimo di sei mesi: abbastanza per arrivare al voto senza Palmer. Il borgomastro non è nuovo alle uscite controcorrente. Ancora nel 2016, mentre la Germania accoglieva oltre un milione di profughi mediorientali, Palmer osservava che venire da un paese in guerra non è una giustificazione valida per violare la legge nel paese d'accoglienza e che «con venti volte più profughi oggi in Germania rispetto a cinque anni fa, il rischio di essere vittime di un reato compiuto da un profugo è venti volte più alto». Secondo l'ultima rilevazione del Forschungsgruppe Wahlen, alle elezioni di settembre i Grünen potrebbero contare sul 26% delle preferenze contro il 25% della Cdu orfana di una Angela Merkel.

Storicamente concentrati sui diritti umani, i Verdi di Baerbock hanno fretta di sbarazzarsi del sindaco provocatore.

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