Cronache

Uno sportello d'ascolto per i soci del Circolo Aniene

Il club maschile potrebbe aprire alle donne e si sparge il panico tra i frequentatori storici

Uno sportello d'ascolto per i soci del Circolo Aniene

Solo maschi, da 130 anni. E che maschi. Imprenditori, medici, notai, uomini dello spettacolo... un po' la crème della Capitale, insomma. Basti dire che Giovanni Malagò è il presidente onorario.

Era il 1892 e la regola fondante del Circolo canottieri Aniene recitava: «In base allo statuto del circolo (Articolo 4) solo le persone di sesso maschile possono diventare Soci Effettivi. Nello stesso articolo vengono definiti i Soci per Meriti Sportivi, che possono essere di entrambi i sessi, ma all'Articolo 6 viene precisato che solo i Soci per Meriti Sportivi di sesso maschile possono in certe circostanze acquisire gli stessi diritti dei Soci Effettivi». Più chiaro di così... Da allora, all'Aniene si voga lungo il Tevere, ma poi si fuma, si pranza, si cena, si fanno affari, si gioca a carte e a bocce, si guardano le partite della Lazio e della Roma: tutto rigorosamente al maschile. Centotrent'anni senza ammettere, contemplare, dedicare spogliatoi o destinare toilette al gentil sesso. Niente donne, siamo Canottieri. Centotrent'anni filati lisci senza pretese e intromissioni da parte di mogli, amiche, figlie e fidanzate. Quel «vado al circolo» è sempre bastato a sancire un confine invalicabile, a innescare il timer del tempo privato e incondivisibile. La pace maschia sul Lungotevere. Ma ora che siamo nel 2022, e la spasmodica ossessione di rappresentare ogni genere, di includere senza inquadrare, di rappresentare senza discriminare sono diventati imperativi assoluti, anche una cosa innocua come un circolo per maschi in cui sentirsi solo maschi non può più avere udienza in una società che pretenda di definirsi civile. Quindi, dopo centrotrent'anni, dopodomani il Consiglio del Circolo si riunirà per stabilire se ammettere, per la prima volta, le donne. Come socie e addirittura con poteri decisionali.

L'eventualità ha diffuso talmente tanto panico, divisioni, scoramento e perplessità tra gli storici frequentatori che la società ha deciso di approntare uno «sportello d'ascolto». Un po' come si fa per i disagi psichici, o nei consultori femminili o alle riunioni degli alcolisti anonimi. Sembra che una gran parte degli iscritti rifiuti categoricamente questa rivoluzione tutt'altro che gentile e sia oltretutto preoccupata per le sorti del Circolo dal momento che, a loro avviso, se le donne dovessero avere accesso, si registrerebbero un gran di numero di fuoriuscite tra i sostenitori di sempre e probabilmente anche un notevole calo di nuove iscrizioni. Da qui lo sportello di supporto. Che fa sorridere, sulle prime. Ma in fin dei conti anche un posto per soli uomini può assomigliare incredibilmente ad una terapia, a un luogo di autocoscienza comune, a un pungiball senza colpi da assestare. Peccato che il colpo lo abbiano assestato ai soci.

Dopo centrotrent'anni di pace.

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