Giorgia Meloni accelera e punta a chiudere il pacchetto sulla squadra dei ministri velocemente. Forza Italia fa sapere che la trattativa è appena iniziata e non si entrerà nel vivo prima del ritorno del premier Mario Draghi dal vertice europeo. Alcune caselle però sembrano ipotecate. Il ministero dell'Economia andrà (fuori quota) al leghista Giancarlo Giorgetti. Il numero due del Carroccio, dopo l'elezione alla presidenza della Camera del Lorenzo Fontana, è rientrato in famiglia. Durante il volo, da Fiumicino a Milano, ai colleghi di partito Claudio Borghi, Massimiliano Romeo e Roberto Calderoli, che erano con lui, ha confidato: «Mi tremano i polsi».
Altra casella che sembra chiusa è la Farnesina: per il ministero degli Esteri è in pole Antonio Tajani, che da alcuni giorni ha optato per un profilo basso. Il coordinatore di Fi dovrebbe strappare anche la poltrona di vicepremier. L'altro numero due dovrebbe essere Matteo Salvini candidato anche per la guida del ministero dei Trasporti e della Infrastrutture. Da ieri gira una lista con i nomi del futuro governo: Bertolaso alla Sanità, Moratti all'Università, Casellati alla Giustizia, Salvini e Tajani vicepremier. Dal fronte di Meloni se ne dissociano: «Non è attendibile». Per la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio la prima scelta è il meloniano Giovanbattista Fazzolari. Ma rimbalza per lo stesso incarico anche il nome di Giacomo Lasorella, oggi a capo dell'Agcom. La Giustizia va in quota Forza Italia. Il nome più accreditato è quello di Elisabetta Casellati. Un ex ministro di centrodestra spiega al Giornale: «È uno dei ministeri su cui sarà alta la vigilanza del Colle. Non credo il Presidente Mattarella possa dare il via libera a un avvocato (Francesco Paolo Sisto) o un magistrato (Carlo Nordio). Al contrario non potrebbe avanzare alcuna perplessità sulla seconda carica dello Stato».
Casellati è un profilo gradito a Meloni. La trattativa al momento è bloccata sul Mise. Meloni ha due opzioni: Guido Crosetto o un tecnico di area (Antonio D'Amato). Più concreta la seconda, con Crosetto fuori dall'esecutivo e destinato ad altri ruoli di prestigio. Forza Italia non molla e vuole un esponente azzurro al timone del Mise. Scartato Claudio Barachini, dirottato al ministero della Cultura, resta l'opzione Gilberto Pichetto Fratin che incontra il favore di Meloni ma non di tutta Fi. Il punto di caduta potrebbe essere Anna Maria Bernini, che per ora è in pole per il ministero dell'Istruzione. Tra Meloni e Forza Italia le posizioni sulla scelta dei ministri restano distanti. Dalla sala lettura di Montecitorio Flavio Tosi, neoparlamentare Fi, la fa breve: «Meloni deve capire che questo è un governo politico e non può sindacare le scelte dei partiti che compongono la maggioranza. Berlusconi non ha mai messo becco sulle scelte di Fini o Casini».
La Difesa va a Fratelli d'Italia: Adolfo Urso è la prima scelta del premier in pectore. Altro punto di frizione è l'eventuale approdo di Letizia Moratti al ministero dell'Università. Per Meloni sarebbe il miglior profilo: Moratti e Meloni hanno un rapporto solido dai tempi del governo Berlusconi: l'una (Moratti) come ministro dell'Università, l'altra (Meloni) come leader dei movimenti studenteschi. A pesare sulla testa di Moratti sono però le tensioni con il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Per il ministero dell'Interno il nome che gira da sempre è quello del prefetto Matteo Piantedosi. Ma Salvini spera di ripetere il metodo Fontana: il nome (in quota Lega) sarà calato al fotofinish. E potrebbe essere Nicola Molteni, già vice al Viminale. Nelle ultime ore salgano le quotazioni della leghista Simona Baldassarre per il ministero della Famiglia.
In Fratelli d'Italia invece ha buone chances Chiara Colosimo per assumere una delega senza portafoglio nel futuro esecutivo. Lavoro e Affari europei dovrebbe andare a Marina Calderone (tecnico) e Raffaele Fitto. All'Agricoltura due soluzioni: il leghista Gian Marco Centinaio o Patrizio La Pietra.
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