Stabilità, scudo fiscale e 730: le spine di Padoan

Il ministro dell'Economia deve gestire lo scetticismo dell'Europa e i conti che non tornano

Stabilità, scudo fiscale e 730: le spine di Padoan

Roma Alla complessità del fronte europeo, con una legge di Stabilità lasciata cuocere a fuoco lento dalla Commissione Ue e con la partita bancaria il cui esito appare incerto, si aggiunge una situazione interna che presenta non pochi problemi per il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Il titolare del dicastero di via XX Settembre deve fare da baluardo contro le insidie europee conducendo ogni trattativa, mentre in Italia ha la responsabilità della riuscita di tutti progetti renziani.

Proprio due architravi della politica economica del premier hanno evidenziato qualche segnale di cedimento. In primo luogo, c'è la voluntary disclosure: l'autodenuncia dei capitali detenuti all'estero. La campagna, che si è chiusa il 30 dicembre scorso, ha fruttato 3,8 miliardi sulla base di 129mila istanze. Proprio l'Agenzia delle Entrate lo scorso 22 dicembre, visto l'intasamento della posta elettronica certificata, aveva dato tempo fino all'8 gennaio a commercialisti e consulenti per inviare la documentazione in caso di rifiuto del server nei termini previsti. Secondo alcune indiscrezioni, tuttavia, non tutte le pratiche sarebbero state concluse per tempo e serpeggerebbe l'idea di concedere un'ulteriore proroga rispetto a quella della scorsa estate per consentire ai ritardatari «involontari» di completare l'iter. Quei 3,8 miliardi, infatti, sono fondamentali per finanziare le misure della Stabilità. Resta sempre sul tavolo, poi, un'altra opzione: quella della riapertura vera e propria, adombrata da ItaliaOggi a dicembre.

Gli asset regolarizzati, infatti, ammontano a 59,5 miliardi circa su una stima di Bankitalia di 2-300 miliardi. Considerato che l'Ocse tende a incoraggiare queste misure, vi è anche chi pensa all'estensione nel 2016 con sanzioni maggiorate.Un altro problema è rappresentato, poi, dai 730 precompilati. Nel 2016 dovrebbero essere già inserite anche le spese mediche (in modo tale da lasciare al contribuente minori margini di manovra), ma la Fnomceo, federazione di medici e odontoiatri, ha chiesto anche qui una proroga perché molti stanno incontrando difficoltà nella trasmissione dei dati. I camici bianchi hanno chiesto al ministro Padoan con una lettera aperta di valutare questa possibilità temendo l'applicazione delle sanzioni per l'invio in ritardo delle comunicazioni.A queste difficoltà di tipo tecnico si aggiungono quelle di tipo macroeconomico. Ieri l'Istat ha certificato che l'inflazione nel 2015 si è affievolita allo 0,1% (restando invariata su base mensile a dicembre) dallo 0,2% dell'anno precedente.

Per il 2016 le previsioni di Bankitalia indicano un modesto 0,3% sia a causa del calo dei prezzi del petrolio sia per la dinamica contenuta dei salari.

L'inflazione è una spia della crescita economica: difficile che possa esservi in un Paese che nei primi 11 mesi dell'anno scorso, ha reso noto ieri il Tesoro, ha registrato entrate tributarie in aumento del 7,7% su base annua (+5,8% considerando anche quelle contributive). È vero che sono state anticipate le autoliquidazioni Irpef, Ires e Irap, ma le tasse crescono più del Pil.

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