Per gli statali la Fornero non vale

La Cassazione «blinda» i dipendenti pubblici: per loro resta l'articolo 18. Ma chiede al governo una nuova legge

Francesca Angeli

Roma Impiegato statale non licenziabile per sentenza della Cassazione. Tutte le riforme del lavoro varate fino ad ora e probabilmente anche quelle che verranno nel futuro non potranno scalfire l'unico pilastro incrollabile del sistema Italia: il dipendente statale è intoccabile. La sentenza 11868 emessa dalla Corte Suprema chiarisce che «non si estendono ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni» le modifiche apportate all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori dalla legge 92/2012, la cosiddetta riforma Fornero, «con la conseguenza che la tutela da riconoscere a detti dipendenti in caso di licenziamento illegittimo resta quella assicurata dalla previgente formulazione della norma». Dunque non aveva torto il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia , quando aveva ripetutamente negato che l'articolo 18 per gli statali avesse subito cambiamenti in conseguenza della Legge Fornero o del Jobs Act. I licenziabili restano sempre e soltanto i dipendenti privati. Per il pubblico impiego nulla cambia anche se nel frattempo è il mondo intorno che non è più lo stesso. I giudici di Cassazione osservano come la legge Fornero prevedesse per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche «il rinvio ad un successivo intervento normativo» e che dunque la riforma «tiene conto unicamente delle esigenze proprie dell'impresa privata». La Corte parla anche di «inconciliabilità della nuova normativa» con le disposizioni contenute nel Testo unico sul Pubblico impiego (dlgs 165/2001), «particolarmente evidente in relazione al licenziamento intimato senza il necessario rispetto delle garanzie procedimentali». Le garanzie sono dunque intatte anche se lo scorso anno una sentenza emessa sempre dalla Cassazione sembrava indicare una direzione opposta. Ma ora la Suprema Corte ha stabilito, o meglio ristabilito, senza ombra di dubbio quel che Checco Zalone ha sempre saputo e ben raccontato nel suo ultimo successo Quo Vado: quella dello statale è una condizione permanente, l'impiegato pubblico è inamovibile. Il verdetto è stato espresso in merito ad un ricorso del ministero delle Infrastrutture contro un funzionario licenziato perché esercitava un doppio lavoro. Al dipendente pubblico la Corte d'Appello aveva riconosciuto un'indennità risarcitoria di 6 mesi. Decisione contro la quale il ministero aveva fatto ricorso. Ora la questione torna alla Corte d'Appello e magari oltre al risarcimento l'impiegato ritornerà pure al suo posto. «Sembra chiaro che sopravvivono due regime diversi, in ambito pubblico e in ambito privato, in materia di licenziamenti.

- dice Aldo Bottini, presidente degli Avvocati giuslavoristi italiani- E questa in tempi di regime privatistico del contratto di pubblico impiego, rappresenta una discriminazione non so quanto sostenibile anche da un punto di vista costituzionale»

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