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M5s, rivolta anti Dibba: "In un momento così è grave che lo chieda..."

Di Battista chiede il rinvio degli Stati generali e invita a non modificare al limite dei due mandati. Ma i vertici del M5s sono su posizioni diverse. In mezzo gli abbandoni dei parlamentari

M5s, rivolta anti Dibba: "In un momento così è grave che lo chieda..."

Certo, gli scontri in casa M5s in questa fase appaiono ben poca cosa rispetto all’emergenza sanitaria che sta colpendo l’Italia ed il mondo e alla crisi economica che ne è derivata. Ma non bisogna sottovalutare la tensione che sta salendo sempre più tra i pentastellati, anche in considerazione del fatto che il Movimento è forza politica che fa parte della maggioranza che sostiene l’esecutivo Conte.

Governisti filo-piddini da una parte, ortodossi anti-dem dall’altra. Posizioni antitetiche che potrebbero portare, anche se in molti non ne vogliono neanche sentire parlare, di una scissione. Ma è nei fatti che si può leggere la lacerazione che si sta consumando tra i grillini. Ogni questione di cui si discute sta divenendo motivo di scontro. Negli ultimi giorni polemiche ci sono state sulla data degli Stati generali, un appuntamento importante per il Movimento perché si getteranno, o almeno si dovrebbero gettare, le basi per il futuro dei grillini.

Rinviare gli Stati generali

Ma anche la data fissata per lo svolgimento di questo grande evento è divenuto motivo di scontro. Alessandro Di Battista, tra i pentastellati ortodossi che vorrebbero un ritorno alle origini, aveva chiesto un rinvio degli Stato generali in programma per il 14 e 15 novembre prossimi. Il motivo è legato alla difficile situazione che vive il Paese, tra l'emergenza sanitaria dovuta all'impennata di contagi da Coronavirus degli ultimi giorni e la crisi economica che rischia di aggravarsi se verranno adottate ulteriori misure per contenere l’epidemia. "Il momento è drammatico, la gente è spaventata e preoccupata per il futuro, le misure generano rabbia e tensioni sociali. È giusto che i membri del governo si concentrino sulla pandemia, se saremo costretti a rinviare gli stati generali del M5S non mi metterò certo a far drammi, anzi: sono assolutamente d'accordo. Prima il Paese", le parole dell'ex deputato.

La proposta era rimbalza sulle chat dei pentastellati. Ma ai piani alti del M5s l’ipotesi è scartata Anzi, al momento "tutto resta confermato", fanno sapere fonti interne. "Non sono affatto contraria, anzi credo che il rinvio degli stati generali sarebbe giusto", ha detto a LaPresse la senatrice del M5S, Barbara Lezzi. Sulla stessa linea Roberta Lombardi, componente del Comitato di garanzia M5s e organizzatrice degli Stati generali, che all’Adnkronos ha spiegato: "Siamo perfettamente consapevoli del momento storico, sia da cittadini che ancor di più da portavoce nelle istituzioni. Ma proprio per il momento difficile, abbiamo bisogno di un Movimento rinnovato e forte, motore del cambiamento di questo paese per la sua ricostruzione". Di avviso completamente diverso l'eurodeputato Ignazio Corrao che ha lanciato pesanti attacchi ai vertici:"Il M5s ha un futuro solo se si dota di nuove linee identitarie e programmatiche forti e diverse dagli altri partiti", perché a suo modo di vedere "da mesi si agisce come copia sbiadita del Pd, senza alcuna identità" e "se si opera un turnover totale nelle posizioni di potere interne ed esterne".

Gli addii

Il clima in casa 5s è pesante. Questo clima di incertezza e di malumore si sta ripercuotendo sulle "truppe" che siedono in Parlamento. Negli ultimi giorni ha detto addio ai grillini la senatrice Tiziana Drago che lamentava un tradimento ed un abbandono dei temi sociali e della questione della famiglia. Un colpo di piccone, questo anche alla maggioranza. I numeri a palazzo Madama, si assottigliano sempre più. Ma anche ala Camera non si ride. La deputata Rina De Lorenzo ha lasciato i grilli ed è passata a Leu. Due indizi che sono una prova di forti mal di pancia nel Movimento. Ma ve ne sono anche altri. Nuovi abbandoni potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Secondo 'boatos' di Montecitorio potrebbero uscire presto anche altri 3 deputati.

Il vincolo dei due mandati

Una valanga che rischia di far saltare la creatura di Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Ma vi è di più. Perché lo scontro ora è anche sul tema dei due mandati. A lanciare un altro pesante affondo è ancora Di Battista che ieri, intervenendo nel secondo fine settimana dedicato ad una sorta di Stati generali preliminari su Zoom, ha parlato di patto tradito. L'ex deputato è tornato a invocare come condizione assoluta per i 5 stelle il mantenimento del limite dei due mandati. Un punto fondamentale tanto che ha chiesto una votazione su "nelle prossime settimane". Dibba, poi, ha attaccato "chi ha cambiato idea sull'organo collegiale". Il riferimento chiaro è sempre alla stessa persona: il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Ormai tra i due è scontro totale.

La posizione di Di Battista non è nuova. Da mesi l’Alessandro furioso critica la modifica al limite dei due mandati."Non sarebbe più il Movimento in cui mi ritroverei. Restare fermi a due mandati non è un'opzione, ma una regola fondativa del Movimento", ha dichiarato circa una settimana fa Di Battista a Bruno Vespa che gli ha chiesto se fosse pronto a lasciare il Movimento in caso dell’ok al terzo mandato anche ai parlamentari. "Il Movimento si sta indebolendo perché sta tornando al bipolarismo. Il M5s è nato per ostacolare il bipolarismo che è il sistema più gradito all'establishment grazie al principio della finta alternanza e della spartizione di potere con le nomine", aveva sottolineato Dibba.

Pronta le replica dei vertici grillini. "La regola del secondo mandato è un pilastro del Movimento 5 Stelle, ed è molto grave che Di Battista proponga, durante la crisi che stiamo attraversando con l'Europa in ginocchio, di rivedere questa regola mettendola al voto. Perché una regola inderogabile non si può mettere al voto, e chiedendo di farlo dimostra che lui stesso è intenzionato a derogarla", hanno spiegato all'Adnkronos fonti qualificate 5s. "Quale sia il suo personale obiettivo non l'ha capito nessuno, ma dovrebbe pensare di più al Paese e meno a se stesso. Mettere in votazione la regola del secondo mandato - hanno insistito le stesse fonti - significa sostanzialmente metterla in discussione. È davvero ambiguo il suo atteggiamento".

Poi ci ha messo del suo anche Luigi Di Maio. Il ministro degli Esteri ha replicato piccato alla provocazione lanciata nei suoi confronti proprio da Dibba."Io come leader dell'Udeur? Da campano dico due volte no", ha affermato l’ex capo politico 5s. "Stare al governo- ha aggiunto rispondendo a una domanda su quanto fosse cambiato il Movimento stando nell’esecutivo- porta a una consapevolezza maggiore e senti la responsabilità di tutto il Paese, perché ogni giorno si prendono decisioni per il futuro dei prossimo 20 anni" ed è una cosa che "incide su una forza politica".

La questione Rousseau

Senza dimenticare il caos su Rousseau. Alcune settimane fa l’annuncio sul Blog delle Stelle che sulla piattaforma sarebbero stati ridotti alcuni servizi e annullati attività e iniziative programmate per il trimestre ottobre - dicembre 2020 a causa dell'attuale situazione economico-finanziaria aggiornata a seguito dell'ultima tranche di versamenti in scadenza nella giornata del 30 settembre. Poi alcuni giorni fa Rousseau ha spiegato di non essere proprietaria dei dati degli iscritti, la cui titolarità è del M5s e quindi del capo politico suo rappresentante legale, mentre i nominativi degli iscritti non possono essere resi pubblici così come l'elenco degli iscritti di ogni singola regione non può essere dato ad attivisti o eletti. Le precisazioni è al centro dello scontro tra le diverse anime del Movimento anche in relazione all'organizzazione degli Stati generali. Nel libretto di Davide Casaleggio si ricorda anche che non possono essere "indette votazioni limitate solo ad iscritti con profilo pubblico". Ma anche che l'Associazione Rousseau "opera in qualità di Responsabile del trattamento dei dati".

Ora tutti guardano agli Stati generali di metà mese. Quella sarà l’occasione per fare chiarezza, in una direzione o nell’altra, sul futuro del Movimento.

E si capirà se gli ortodossi, tra cui Di Battista, continueranno ad essere la voce critica dei pentastellati o continueranno le battaglie delle origini fuori dai 5s.

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