«Quando i privati non ce la fanno è giusto che ci sia lo Stato in settori strategici per garantire la continuità produttiva, i posti di lavoro, e il risanamento ambientale». Così, sul futuro dell'ex Ilva, il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha messo un punto fermo a quello che ormai è il segreto di Pulcinella della complicatissima trattativa in corso per salvare il polo siderurgico di Taranto. Il ministro che ha convocato commissari e sindacati giovedì 12 dicembre al Mise - ha confermato il piano del governo per un ingresso pubblico nell'acciaieria tarantina dove ArcelorMittal, gruppo franco-indiano che l'ha rilevata un anno fa pretende, per restare, quasi 5 mila esuberi. «Lo Stato - ha spiegato - entrerà attraverso il Mef (molto probabilmente attraverso Invitalia), anche per controllare cosa fa il privato», chiarisce. Ma che questo privato sia ArcelorMittal non è ancora certo. Se la trattativa dovesse naufragare, infatti, il governo dovrà correre ai ripari. E non solo con la partecipazione, anche questa confermata ieri dal premier Giuseppe Conte, delle imprese di Stato che possono entrare nel business del siderurgico-green: Fincantieri, Snam, Enel, le alternative non mancano. Ma se Arcelor Mittal dovesse puntare i piedi e andarsene sarà necessario coinvolgere un soggetto che operi nel campo della siderurgia. Come spiegato al Giornale da Carlo Mapelli, professore ordinario del Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, parlare di decarbonizzazione per Taranto non ha senso, più corretto è considerare il sistema della nuova futura Ilva a ciclo ibrido. Ecco allora che all'orizzonte si starebbe sondando la disponibilità di Arvedi e dei cinesi di Jingye, che hanno recentemente comprato British Steel, o di Baosteel, per altro già presente in Italia. Insomma è caccia al «socio di riserva», proprio come è stato nel caso Alitalia.
E mentre oggi è atteso lo sciopero dei lavoratori e la manifestazione a Roma dei sindacati, a una qualche soluzione si dovrebbe arrivare entro il 20 dicembre quando ci sarà un'udienza al tribunale di Milano per discutere degli atti legali che porterebbero la multinazionale ad abbandonare l'Italia.
Sullo stato delle trattative, Patuanelli ha aggiunto: «La soluzione è un nuovo piano industriale. Ci si può fidare o no, se nei prossimi giorni vedremo che è un tentativo di rimandare la palla più avanti, noi diremo basta, il 20 ci sarà l'udienza in tribunale, e vedremo cosa succede». Sugli esuberi, sempre il titolare del Mise ha spiegato che «è prematuro anticipare» il numero delle persone che sarebbero coinvolte nel processo di accompagnamento, ma «lavoriamo perché siano il minor numero possibile coinvolgendo le partecipate, attraverso la disponibilità di Fincantieri e di Snam». Intanto ieri è arrivato l'ok dei pm di Taranto alla richiesta di proroga presentata dai commissari dell'Ilva in amministrazione sull'uso dell'Altoforno 2, sequestrato e dissequestrato più volte nell'inchiesta sulla morte dell'operaio Alessandro Morricella.
I commissari chiedono un anno di tempo. La decisione spetta al giudice Francesco Maccagnano, che si esprimerà tra l'11 e il 12 dicembre. Venerdì 13, se non dovesse essere autorizzata la proroga per Afo2 scatterebbe lo spegnimento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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