
Cardinale Marc Ouellet, lei è prefetto emerito del Dicastero per i Vescovi, è stato il predecessore dell'allora cardinale Prevost. Si aspettava questa elezione a Papa?
«È stato Papa Francesco che mi ha fatto conoscere l'allora padre Robert Prevost, perché aveva grande stima di questo agostiniano. All'epoca gli avevamo affidato missioni delicate come visite apostoliche in Perù e situazioni in cui ha portato a una riconciliazione. Per me non è stata una sorpresa la sua elezione: c'era stata una evoluzione della riflessione del Collegio Cardinalizio durante il pre-Conclave e si andava in quella direzione. L'ultimo giorno, alla messa Pro Eligendo Pontifice, più o meno avevo un'idea di ciò che stava per succedere».
Questo Papa sicuramente lavorerà tanto per la collegialità, anche nel dialogo con voi cardinali. È cosi?
«Certamente, perché la collegialità è un aspetto anche della sinodalità. Sono sicuro che lui ha recepito il messaggio che è venuto dal Collegio Cardinalizio. Perché avessimo opportunità di incontrarci di più, di essere consultati, di condividere una visione comune così da poter sostenere personalmente il successore di Pietro, che non può funzionare da solo, ha bisogno che il suo messaggio sia ripreso a tutti i livelli, su tutti i continenti, con entusiasmo, con fedeltà. E quindi credo che adesso abbiamo delle condizioni più positive per una partecipazione più stretta del collegio cardinalizio al ministero del Papa».
Papa Leone XIV avrà accanto a sé un gruppo di lavoro per governare la Chiesa cattolica?
«Probabilmente sarà così, che un gruppo ristretto sia più vicino a lui. Ma almeno una volta all'anno, quando c'è una creazione di nuovi cardinali, tutti noi possiamo riunirci con lui per un paio di giorni anche per analizzare delle questioni importanti da trattare insieme».
Tra le priorità dovrà affrontare la questione delle finanze vaticane e degli abusi?
«Sono temi importanti, non c'è dubbio. Sulle finanze penso che dovrà avere dei collaboratori consacrati a questo lavoro e dovrà avere anche qualcuno che vigili per lui, perché il Papa non può controllare tutti i numeri. Ci vogliono competenze specifiche. Sul tema degli abusi si deve continuare e si deve lavorare molto sulla prevenzione più che sulla correzione. Una prevenzione anche nel senso di risanare certi comportamenti, migliorare la formazione, essere attenti ai carismi, promuovere ciò che è buono e più efficace piuttosto che punire o castigare gli errori».
Continuità con Papa Francesco, ma con un altro stile?
«Dopo uno sforzo necessario di riforma, come ha fatto Papa Francesco, ci vuole uno stile anche un po'diverso, anche per riavvicinare coloro che si sono un po' distanziati. C'è un'opportunità di riprendere il dialogo e di riconciliare le fazioni, di coinvolgere tutti con l'interesse e la passione per il Vangelo, per la trasmissione delle Scritture».
Visti i consensi raccolti all'interno del Conclave, possiamo dire che Leone XIV ha messo d'accordo tutti dentro la Chiesa?
«Sì, e credo che lui abbia la personalità per ascoltare profondamente tutti e per decidere collegialmente i passi da fare adesso.
Papa Francesco doveva prendere in mano e spingere avanti con delle decisioni forti, anche disturbando con qualche risultato talvolta difficile. Adesso c'è un momento per un ascolto nuovo e un consenso più profondo. La personalità di Leone XIV sarà, credo, più che propizia per questo risultato e questa necessità del nostro tempo».
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