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"Stop all'abuso d'ufficio. Le carriere separate nella fase 2 della riforma"

Il sottosegretario ribadisce la linea. E sul concorso esterno: "Non è nel cronoprogramma"

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Pronti a separare le carriere di giudici e pm; intanto avanti tutta sulla riforma della Giustizia, in arrivo al Senato, e pronti anche per la fase 2 e la fase 3. Ma senza diktat, e ricordando che il concorso esterno non è «nel cronoprogramma» del governo. Così Francesco Paolo Sisto, viceministro della Giustizia, fa il punto col Giornale sulle scadenze che attendono l'esecutivo dopo gli scontri frontali con l'Associazione nazionale magistrati.

Sono stati giorni complicati sul fronte della giustizia. Il risultato finale è che il piglio riformatore del governo appare appannato.

«Assolutamente no, anzi. Talvolta le difficoltà servono a rafforzare il proposito. La riforma Nordio segue una filosofia: rispondere ai problemi reali del paese avvalendosi di riconosciute competenze tecniche e dopo ampie riflessioni sulle scelte. Nessuna incertezza sul percorso delle riforme».

È in grado di assicurare che nel pacchetto in arrivo al Senato ci sono misure davvero incisive?

«Certo che ci sono. L'abolizione dell'abuso d'ufficio consentirà un rapporto molto più fluido tra il cittadino e la pubblica amministrazione; la specificazione degli elementi del traffico di influenze impedirà che relazioni politiche buone possano finire nei registri della Procura; il controllo del giudice sulla pubblicazione delle intercettazioni eviterà che l'informazione sia tesa più a solleticare che a informare. Tutto questo non serve a migliorare il rapporto tra cittadini e giustizia?».

Intanto le deleghe che erano già nella riforma Cartabia sono ancora lettera morta.

«Se si parla della delega sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, posso assicurare che sarà tempestivamente esercitata».

Ci sarà una fase due? Superati gli scogli attuali, si metterà mano a una riforma di sistema?

«Ci sarà una fase due, e anche una fase tre e quattro, se necessarie. Il cantiere delle riforme chiuderà solo a percorso compiuto. Il tutto senza diktat, privilegiando il confronto e il rispetto di tutti gli interlocutori per fare buone leggi che, a differenza di quanto accaduto con altri governi, tengano conto della coerenza del sistema».

Esiste un disegno di legge governativo costituzionale sulla separazione delle carriere? Non era meglio dare corso ai quattro disegni già esistenti?

«La separazione delle carriere è già scritta in Costituzione, dove si dice che nell'ambito della magistratura autonoma e indipendente solo il giudice, e non il pm, è terzo e imparziale. Detto questo, si pigerà l'acceleratore sul disegno di legge costituzionale dopo avere ultimato il primo step della riforma, sempre nel rispetto e in sinergia con i lavori parlamentari in corso».

Avete previsto che siano inappellabili solo le assoluzioni per i reati minori, non è un paradosso? É possibile che si venga condannati all'ergastolo dopo essere stati assolti in primo grado?

«Su questo ha inciso la sentenza della Corte Costituzionale che dichiarò illegittima la legge Pecorella, che rendeva inappellabili tutte le assoluzioni. Abbiamo tenuto conto di quella sentenza, bilanciandola con gli interventi sui diritti di difesa propri della riforma Cartabia».

Lei ha detto che sul concorso esterno in associazione mafiosa bisogna intervenire, ma non ora. Si potrebbe risponderle: se non ora, quando?

«È indubbio che nel nostro sistema, per i principi di legalità e tassatività, è del tutto anomalo che vi sia un reato di creazione giurisprudenziale che non abbia sede normativa.

Detto questo, e premesso che tipizzare il concorso esterno non significherebbe affatto sminuirne la portata e la rilevanza, ribadisco decisamente che questa riforma non è nel cronoprogramma tracciato dal ministro Nordio».

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