Stop a Hillary e Trump: vincono i rivali

Sanders passa nel Wyoming, Cruz avanza in Colorado

Valeria Robecco

Bernie Sanders mette a segno la sua vittoria consecutiva numero sette: dopo i successi nello stato di Washington, Alaska, Idaho, Utah, Hawaii e Wisconsin, conquista anche il Wyoming. Il candidato alle primarie democratiche continua così a erodere il vantaggio dell'ex first lady Hillary Clinton sul fronte dei delegati, anche se la percentuale non è schiacciante come ci si aspettava: Sanders vince infatti con il 56% contro il 44% della rivale e i (soli) 14 delegati in palio, distribuiti con il metodo proporzionale, vengono divisi equamente, sette e sette. Il senatore del Vermont vuole sfruttare il momentum e punta a mettere a segno un colpo da novanta a New York, la sua città natale, nonostante sappia di avere minori chance nel momento in cui la battaglia delle primarie si sposta nei principali stati del Nordest.

Ed è proprio nell'Empire State, dove si vota il 19 aprile, che la Clinton sta portando avanti una campagna elettorale a tappeto, tanto da aver deciso di non farsi vedere in Wyoming lasciando al suo posto il marito Bill. A New York infatti il montepremi è di 247 delegati, conquistando i quali il suo distacco da Sanders potrebbe diventare quasi insormontabile. Ancor più se vi si aggiungesse una vittoria in Pennsylvania, il 26 aprile. Attualmente l'ex segretario di Stato ha un vantaggio di 250 delegati sul rivale, al netto dei superdelegati (dai membri del Congresso ai governatori), che per la stragrande maggioranza sono schierati con lei (469 contro 31). Il voto del Wyoming conferma però la vulnerabilità di Hillary, che soffre i contesti in cui l'elettorato è in gran parte bianco e di estrazione rurale. Il popolo dell'Asinello rimane in sostanza spaccato, e il rischio dell'ex first lady è che anche se arriverà al numero magico di 2.383 delegati conquistando la nomination dem, poi difficilmente riuscirà a farsi dare il voto dagli elettori di Sanders.

In campo repubblicano, invece, sembra sempre più plausibile lo scenario della «Convention contestata», e prosegue la striscia positiva di Ted Cruz.

Il senatore ultraconservatore conquista tutti i 34 delegati in palio in Colorado, dove le votazioni si svolgono nell'arco di più giorni, e aumenta la pressione su Donald Trump. Il tycoon ha adottato la stessa strategia della Clinton in Wyoming e in Colorado non ha nemmeno fatto campagna, concentrandosi sulla sua New York, dove i sondaggi lo danno in vantaggio e dove potrebbe rafforzare in maniera definitiva la posizione di frontrunner. Sabato Trump era al Memorial dell'11 settembre a Ground Zero, mentre ieri si è spostato a Rochester e oggi ad Albany. Intanto, il Boston Globe pubblica una finta prima pagina che descrive come sarebbe l'America con il re del mattone presidente.

Il giornale, datato 9 aprile 2017, annuncia con un titolo a caratteri cubitali l'inizio delle deportazioni degli immigrati illegali da parte del presidente Usa Donald Trump, ed è accompagnato da un editoriale dal titolo il Grand Old Party deve fermarlo. «La visione di Trump degli Stati Uniti è tanto spaventosa nella vita reale quanto su questa pagina - si legge - È una visione che richiede una opposizione attiva ed impegnata per bloccargli l'accesso alla Casa Bianca».

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