Cronaca nera

La strage delle nevi

Quattro morti per valanghe. L'ultima escursione di Velio e Gabriele in Valtournenche. Val Venosta, deceduta la madre di due atlete dello sci

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Due morti in Valle d'Aosta, altrettanti in Alto Adige. In meno di 24 ore due valanghe, ai poli opposti della Alpi, hanno causato dolore e morte nel mondo dello scialpinismo. Entrambi torinesi, Gabriele Del Carlo, 39 anni, e Velio Coviello, 38 anni, avevano scelto la Valtournenche per la loro gita di sabato. Lo Tiergartenspitz era, invece, la meta domenicale di una comitiva di 7 persone della val Venosta, due delle quali uccise dalla valanga. Nella vallée lo Chateau des Dames, quota 3488 metri, è un itinerario impegnativo. Nei giorni scorsi il pericolo valanghe era marcato: livello 3 - 4, su una scala di 5. I due amici devono aver attaccato non prima delle 10 del mattino. Erano ancora in salita, in un canalone esposto ad Est, quando l'enorme fronte della valanga li ha travolti: 500 metri di larghezza ed uno scivolo di 800 metri di sviluppo. L'allarme è scattato solo in serata quando gli amici, né sentendoli né vedendoli tornare, hanno avvertito i soccorsi. Un' operazione complessa per l'equipe del Sav valdostano e la Sagf della Guardia di Finanza, in collaborazione con la Protezione Civile. Gli scialpinisti non avevano lasciato indicazioni sulla loro meta. Solo una foto, spedita in chat ad alcuni amici e girata, ormai in serata, ai soccorsi ha permesso alle squadre di riconoscere i luoghi e dirigersi verso Valtournenche, dove è stata trovata la loro auto. La prima fase di soccorsi è andata avanti fino alla mezzanotte di sabato: a piedi e con l'elicottero, grazie ad Air Zermatt, abilitato al volo notturno. La svolta all'alba di ieri: prima si scorge un bastoncino da sci, poi finalmente il Gps aggancia il segnale delle ricetrasmittenti Artva. I corpi, distanti 50 metri fra loro, erano sepolti da 4 metri di neve, a quota 2350. «È terribile che vengano disattesi i messaggi dei bollettino nivo-meteo, esponendo i soccorritori a rischi personali e ad interventi costosi per la comunità», ha twittato Luciano Caveri, assessore valdostano ad Affari Europei, montagna e Pnrr. «Una gita non ideale, dove probabilmente non sono state effettuate le dovute valutazioni», ha spiegato Paolo Comune, responsabile del Soccorso alpino valdostano. Del Carlo era attivista del movimento Bike Pride di Torino e aveva collaborato con la giunta cinquestelle di Chiara Appendino. Coviello era, invece, ingegnere ambientale e ricercatore del Cnr. A passo Resia, invece, la valanga di ieri si è staccata dallo verso le 11, molto più in alto rispetto al punto dove una comitiva di 7 scialpinisti, tutti della zona, stava risalendo un pendio esposto a nord: per due di loro non c'è stato scampo. Le vittime sono un uomo di 67 anni, Hans Waldner, residente a Curon Venosta, e una donna di 46 anni, Verena Stecher, di San Valentino, madre di due atlete (Ylvie e Marit) che, proprio ieri, erano impegnate a Dobbiaco, nei campionati Italiani di sci di fondo. In zona il pericolo era 2-3, moderato. All'arrivo dei soccorsi del Sagf di Silandro e dell'elicottero dell'Aiut Alpin, gli altri scialpinisti avevano già liberato 3 persone, fra cui un 26enne di Sluderno, ora ricoverato a Bolzano per ipotermia. «La primavera è la stagione principe dello scialpinismo, ma nulla va dato per scontato soprattutto dopo inverni inizialmente avari di neve e poi con continui sbalzi di temperatura. Su ogni pendio o canale si può creare un microclima e una situazione particolare di maggior instabilità», spiegano gi esperti dello Cnas. Altre due valanghe si sono staccate, nel fine settimana, fra Gran San Bernardo e Pila, coinvolgendo diversi sciatori senza provocare vittime.

Solo pochi giorni fa, invece, in Norvegia era morto un altro skialper italiano, il 36 enne vicentino Matteo Cazzola, mentre due norvegesi hanno perso la vita una settimana fa in un fuori pista ai piedi del Monte Bianco.

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