Cronaca nera

Strage di Palermo: arrestata pure la figlia

La 17enne unica superstite dei Barreca accusata di omicidio: "Ha partecipato a sevizie e torture"

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«Esci da questo corpo». E venivano imposte le mani con tutto il fervore di una religione traviata sfociata in un massacro. Faceva parte del «rito corale» come lo ha chiamato in conferenza stampa il procuratore capo di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio - fatto di torture, anche fisiche, protrattosi per un mese e culminato, tra l'8 e il 9 febbraio, dopo ore, forse giorni, di sevizie, nella carneficina di Antonella Salamone, 41 anni, e dei suoi figli Emanuel di 5 e Kevin di 16.

È sconvolgente ciò che si stava consumando già da tempo nella villetta di Altavilla Milicia in cui il 54enne Giovanni Barreca ha sterminato quasi tutta la sua famiglia con la complicità degli amici Massimo Carandente, 50 anni, Sabrina Fina, 42, di Palermo, e di sua figlia Miriam, di 17 anni. I carabinieri, a cui sono affidate le indagini, l'avevano trovata nella sua stanza la domenica in cui Barreca, nelle prime ore del mattino, aveva chiamato il 112 per confessare la strage, ma non era una semplice superstite scampata al delirio mistico degli assassini, perché ha avuto un ruolo attivo nel massacro. È stata lei stessa, il 14 febbraio, a fornire al procuratore per i Minorenni «un resoconto agghiacciante anche in relazione al contributo personale» inerente «alle torture subite dalla madre e dai fratelli, alle loro atroci sofferenze e all'agonia fino alla morte». Per questo è stata fermata e ieri il gip ha convalidato il fermo con detenzione in carcere per omicidio plurimo e soppressione di cadavere, con l'aggravante della crudeltà, «ovvero ha spiegato Cartosio sofferenze inferte allo scopo di trarre godimento», stessi reati contestati al padre e alla coppia Carandente e Fina. Nessuno immaginava. Eppure qualcosa sarebbe emersa nei giorni precedenti, quando Kevin avrebbe detto al telefono a un'amica che la madre stava morendo e il padre stava cacciando il diavolo. In quel momento Antonella veniva torturata, uccisa (le modalità le stabilirà oggi l'autopsia) e bruciata, unica a non avere preso parte alle sevizie ai figli, anzi si sarebbe opposta. È toccato poi a Kevin (anche lui con ruolo attivo) ed Emanuel. I registi del massacro, Carandente e Fina, erano lì.

Barreca li aveva conosciuti sui social e da quando, a gennaio, avevano messo piede nella sua casa con una frequentazione assidua, non gradita da Antonella, «il delirio mistico di Barreca ha detto Cartosio - dominato da un'accesissima e fanatica religiosità subisce una deriva terribile e rapida. Anche loro vivono una dimensione religiosa accesamente anti satanista». Sono loro, per gli inquirenti, a convincere non solo Barreca, ma anche i figli più grandi, che in casa c'è una presenza demoniaca che si è impossessata dei corpi e dell'ambiente. «Questo ha detto Cartosio spinge Barreca, Kevin e Miriam ad adoperarsi per allontanare il demonio attraverso torture» culminate nell'uccisione. La morte non è sopraggiunta immediata, gli aguzzini hanno operato in casa per «diversi giorni». Miriam è convinta che in casa «vi erano già da anni dei demoni responsabili di alcuni accadimenti relativi a componenti della sua famiglia» e da qui la «necessità di scacciarli sia dalla madre che dal piccolo Kevin molto legato alla genitrice e quindi abitato dalle stesse figure demoniache». Mentre Barreca ha confessato ai carabinieri per telefono la strage, la coppia ha aperto bocca solo per dirsi innocente. Ma i carabinieri hanno acquisito elementi che li inchiodano, in primis la testimonianza della 17enne.

«Vedere a pochi metri di distanza l'uno dall'altro il cadavere di un bambino di 5 anni e di un ragazzino di 16 ridotti in quelle condizioni ha detto Cartosio è stato uno dei momenti più toccanti della mia vita».

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