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Lo sfregio anti leghista: "Il senatore Pillon? Muoia prima possibile"

"Simone Pillon (Brescia, 1º giugno 1971 – il prima possibile)": questa la dicitura che appare sullo snippet di Google. Qualcuno vuole che Pillon muoia?

Lo sfregio anti leghista: "Il senatore Pillon? Muoia prima possibile"

Nel corso della mattinata di oggi è emerso uno strano caso relativo al senatore leghista Simone Pillon e allo snippet di Google che rimanda a Wikipedia. Nella descrizione anagrafica che riguarda l'esponente pro life si trova scritto quanto segue: "Simone Pillon (Brescia, 1º giugno 1971 – il prima possibile)". La cosa che stupisce è ovviamente la voce che riguarda la data di morte. Le ipotesi sul campo non sono molte: un mancato aggiornamento; un hackeraggio o qualcosa di simile, quindi un vero e proprio attacco scagliato nei confronti dell'esponente che siede in Parlamento. Poi c'è una terza ipostesi: possibile che siano stati Google o Wikipedia a prendere di mira il senatore?

Ci sentiamo di escluderlo. Anche perché, aprendo Wikipedia, la variazione sul tema - chiamiamola così - svanisce: "Simone Pillon (Brescia, 1º giugno 1971) è un politico italiano", si trova scritto sulla prima riga della pagina biografica. Il fatto è che il senatore Simone Pillon, per via delle sue posizioni, è stato costretto ad affrontare numerose critiche nel corso di questa legislatura. Non solo per le proposte che portano il suo nome, ma proprio per via della sua visione del mondo. Ecco perché nell'universo pro family italiano si sta cercando di capire cosa sia successo. Una domanda che circola con certa continuità pure negli ambienti giornalistici.

Mentre il dibattito parlamentare e politico si concentra pure sul Pdl Zan-Scalfarotto, la sinistra è scesa in piazza a Perugia. Sullo sfondo tante battaglie bioetiche, con un accento specifico sulla contrarietà allo stop all'aborto farmacologico imposta dal governatore umbro Donatella Tesei. Tra coloro che sono stati criticati dai manifestati c'era anche Simone Pillon, che su Facebook ha reagito così all'esposizione di cartelli contenenti il suo nome: "Ieri la sinistra democratica e inclusiva è andata in piazza a Perugia per sostenere il diritto della donna di esser lasciata sola, con il rischio di emorragie e infezioni. Prenderemo nota. A parte il consueto +PILLOLE -PILLON, cui ormai mi sono affezionato, il miglior messaggio, candidato assoluto al premio nobel per la pace è quello che vedete in alto a sinistra e che recita così: L'UNICA CHIESA CHE ILLUMINA È UNA CHIESA CHE BRUCIA. Non ho paura delle idee diverse dalle mie. Sono però molto preoccupato per la violenta stupidità. È quella che ha portato milioni di martiri dal 33 d.C. ad oggi". Il clima costruito dai progressisti attorno all'attività politica di Pillon è questo sin dal suo insediamento.

Pillon, suo malgrado, è divenuto un simbolo di quello che la sinistra ritiene essere "oscurantismo". E la vicenda di Google/Wikipedia, almeno al livello mediatico, rischia d'inserirsi in questo contesto: possibile che la scritta "il prima possibile" sia stata inserita da qualche operatore informatico fortemente contrariato per le posizioni che Pillon ha preso in questi anni?

Comunque stiano le cose, è chiaro che una circostanza del genere non poteva passare inosservata. La dicitura "il prima possibile" è ancora presente sullo snippet di Google. E questo nonostante le segnalazioni giornalistiche - come questa su Ifamnews - circolino in rete già da un po'di tempo. Vedremo se nel corso delle prossime ore verrà trovata una soluzione al "mistero". Nel frattempo, il senatore Simone Pillon ha commentato l'accaduto a IlGiornale.it: "Non è la prima volta e non sarà probabilmente l'ultima - ha affermato il leghista - che qualcuno trovi molto democratico e inclusivo minacciarmi di morte per le idee che porto avanti. Difendere la vita nascente, la famiglia, la libertà di parola e l'innocenza dei bambini evidentemente dà molto fastidio a qualcuno. Umanamente mi spiace molto, specialmente per la mia famiglia.

Da cristiano cerco di offrire le mie povere preghiere per le persone che hanno scritto quelle minacce", ha concluso.

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