Lo strano concorso interno per piazzare i Renzi boys

Il bando scade a Natale, la domanda è solo sulla rete di Palazzo Chigi

Lo strano concorso interno per piazzare i Renzi boys

Non c'è solo il «giglio magico» a fare da asso pigliatutto nel valzer delle poltrone di governo e sottogoverno. L'esecutivo guidato da Matteo Renzi sembra pervaso da una sorta di horror vacui che lo porta a occupare qualsiasi posto rimanga libero, anche il più piccolo. In questo modo si raggiungono due obiettivi: si premiano gli amici e si evita che qualche avversario possa infiltrarsi.È il caso dell'ultimo bando di mobilità interna per il dipartimento Politiche di coesione, emanato dalla presidenza del Consiglio e pubblicato in Gazzetta Ufficiale martedì 24 novembre. Come tutti i concorsi pubblici le domande si possono presentare entro 30 giorni dalla pubblicazione, cioè entro la vigilia di Natale. Un fatto abbastanza strano che si può comprendere solo se si guarda al fatto che 18 posti riguardano specialisti giuridico-economici che, invece, andrebbero attinti da una precedente graduatoria (in scadenza il 31 dicembre 2016) relativa un concorso del 2012 con una sessantina di idonei in attesa di chiamata. E invece si usa la mobilità interna, che finisce con l'escluderli.

Terzo indizio la domanda di partecipazione è sulla rete Intranet di Palazzo Chigi: un dipendente della pa con i requisiti giusti, che pure potrebbe partecipare, non può scaricare il formulario.Scadenza natalizia, genericità dei titoli (basta una laurea qualunque in Giurisprudenza o Economia) e modulo irreperibile indicano l'intenzione di far entrare in pianta stabile nella squadra qualche «fedelissimo». Basti pensare che dal 2013 al 2014 i costi di incarichi e consulenze alla presidenza del Consiglio sono aumentati di un milione e mezzo passando da 2,4 a 3,9 milioni. Qualcuno da stabilizzare ci sarà.D'altronde, il metodo usato da Matteo Renzi nelle nomine pubbliche non lascia spazio alla fantasia: un'occupazione militare di tutti i posti di comando con militanti ante-marcia. A guidare la macchina legislativa di Palazzo Chigi c'è, infatti, l'ex capo dei vigili di Firenze, la fedelissima Antonella Manzione, nominata con procedura ad hanc. Anche nel rinnovato cda delle Ferrovie, Matteo ha piazzato due sue vecchie conoscenze: Renato Mazzoncini, che alla guida di BusItalia aiutò Renzi a «privatizzare» l'azienda fiorentina di trasporto pubblico, e Gioia Ghezzi, che scrisse con lui un progetto di legge sull'omicidio stradale. Dalla capitale toscana viene pure Filippo Bonaccorsi, ex assessore di Renzi e ora capo dell'unità di missione per l'edilizia scolastica.Alberto Bianchi, il presidente della Fondazione Open che organizza la Leopolda, è consigliere dell'Enel, ma soprattutto avvocato di Marco Carrai, l'eminenza grigia della finanza renziana nonché presidente della società che gestisce gli aeroporti di Pisa e di Firenze. Dalla kermesse del renzismo arriva anche Antonio Campo Dall'Orto, il nuovo plenipotenziario Rai. A Firenze è rimasto Eugenio Giani.

Renzi lo voleva alla guida del Credito Sportivo, ma poi ha preferito che restasse in Toscana a presiedere il consiglio regionale. Ieri lo ha accolto in patria così: «Il presidente del Consiglio ci ha fatto un bellissimo regalo presenziando alla Festa della Toscana». A occhio e croce i «regali» sono più d'uno.

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