Lo strano rapporto M5S-banche dalle finte guerre alle nomine

Dopo l'incontro confermato con Widiba (100% Mps), i grillini fanno le prove generali con San Paolo a Torino

Lo strano rapporto M5S-banche dalle finte guerre alle nomine

Tutte le banche dei Cinque Stelle. Sognate, ereditate, annusate e usate, comunque. Ieri Beppe Grillo ha confermato l'incontro di fine anno tra Davide Casaleggio e Andrea Cardamone, amministratore delegato di Widiba, la banca online di Mps, il Monte dei Paschi di Siena. Il leader pentastellato ha scritto sul suo blog: «Una falsità totale, che stravolge un fatto vero». Infatti l'incontro c'è stato ed è confermato da quanto scritto su www.beppegrillo.it, dove viene spiegato (testualmente) anche «il fatto vero, ossia che Davide Casaleggio ha accettato di incontrare l'ad di una banca online che ha ricevuto vari premi per l'innovazione tecnologica, utilizzando il web per scambiare esperienze e idee sulla Rete e sulle sue possibilità, così come incontra decine di aziende innovative». Perfetto, così trapela anche la verità grillina sul possibile argomento dell'incontro. Certo, poi il comico fa il proprio mestiere, difende la creatura e «propone una giuria popolare per le balle dei media», attaccando notizie che lui stesso definisce «un fatto vero». Il post difende l'operato del figlio di Gianroberto Casaleggio, ma tralascia di scrivere che l'appuntamento milanese di fine dicembre era stato fissato con l'ad di una banca online controllata al 100% da Monte dei Paschi. La stessa banca che, sempre sul suo blog, Grillo definiva «banca di riferimento del mondo della sinistra». Era il 16 settembre 2015. Un altro fatto vero. Come è vero che il salvataggio di Mps costerà 8,8 miliardi di euro, dei quali 6,6 a carico dello Stato e quindi di tutti i contribuenti italiani.

Non solo banche annusate, incontrare e accettate da anni come inserzionisti pubblicitari sul sito del leader. Ci sono, certo, le banche ereditate. Siena la «rossa» era la città del Monte? Torino la «grillina» è la città di Intesa San Paolo, la prima banca italiana, e della sua fondazione, la Compagnia di San Paolo. Ed è la stessa città della Fondazione Crt, azionista di Unicredit: il comune nomina due consiglieri in Compagnia di San Paolo e tre nella Fondazione Crt: è in questa città che nasce in maniera diretta il rapporto tra banche e Movimento Cinque Stelle. A giugno, appena insediata, la sindaca Chiara Appendino aveva chiesto le dimissioni del presidente Francesco Profumo, nominato nel consiglio generale insieme a Barbara Graffino. Erano i due nomi indicati dall'ex sindaco Piero Fassino. «Dimettermi, non ci penso neppure», aveva risposto Profumo. La ragionevolezza e il senso civico della sindaca pare abbiano fatto scoppiare la pace. E intanto, in estate, è arrivata la prima nomina grillina nella Compagnia. La regola dice che il presidente eletto decade dalla carica sottostante? Bene, Profumo liberava dunque un posto in consiglio generale. Dove Appendino ha indicato la ricercatrice universitaria Valeria Cappellato. Selezionata in base «al curriculum», dissero in Comune. Curriculum che al momento non è presente sul sito della Compagnia di San Paolo, ma non è certo colpa del sindaco. Appendino che, probabilmente, dovrà aspettare altri quattro anni per vedere il nome del suo candidato alla presidenza della Fondazione. Perché una regola «non scritta», una sabauda consuetudine, vuole che il vertice della piramide si scelga tra i candidati indicati da sindaca o sindaco. A Torino ci aveva già pensato Fassino, anche per questo esplose il caso-Profumo, poi sistemato. Ed eccoci alle banche sognate. E qui basta prendere un grillino qualsiasi e chiedergli quale modello di banca sogna per un mondo migliore.

La risposta? Una sola, comprensibile: «La Grameen Bank, invenzione dell'economista bengalese Muhammad Yumus, Nobel per la Pace nel 2006, il padre del microcredito alle imprese». Ecco, questa è la linea ideale, la suprema simpatia ideologica, il migliore dei modelli da seguire. La banca sognata, diversa dalla Widiba annusata e pure da quelle ereditate.

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