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La strategia del Mossad. Demolire il nemico colpendolo a casa sua

Attacchi informatici, furti di dossier, assalti mirati. Per Israele i blitz in Iran sono routine

La strategia del Mossad. Demolire il nemico colpendolo a casa sua

Colpire il nemico al cuore, portargli la guerra dentro casa, instillargli un'insicurezza permanente. Così ragionava Meir Dagan, l'ex direttore del Mossad che nel 2010 da il via libera alle eliminazioni degli scienziati coinvolti nei progetti nucleari iraniani. Da allora colpire al cuore Teheran è per Israele una routine. L'azzardo iniziato con quegli assassini mirati continua con la distruzione delle centrifughe atomiche affidata al virus Stuxnet, prosegue nel gennaio 2018 con la clamorosa sottrazione degli archivi nucleari iraniani e culmina lo scorso luglio con le misteriose esplosioni nel sito nucleare di Natanz e in una base missilistica alla periferia di Teheran. Esplosioni che precedono di un mese l'eliminazione a Teheran del numero due di Al Qaida Abu Muhammad Al Masri.

Ma l'inizio di tutto risale al 10 gennaio 2010. Alle 7,58 di quella mattina Masoud Alimhammadi, un fisico al servizio della Repubblica Islamica viene dilaniato dall'esplosione di una moto-bomba parcheggiata accanto alla sua auto. É solo la prime delle quattro operazioni che da lì al gennaio 2012 costano la vita ad altri tre scienziati (Majid Shahriari, Darioush Rezaeinejad e Mostafa Ahmadi Roshan) responsabili dei progetti sull'atomica iraniana. Con quelle eliminazioni il servizio segreto israeliano istituzionalizza un'attività in territorio iraniano considerata fino ad allora troppo azzardata. A colpire non sono agenti israeliani, ma infiltrati iraniani reclutati tra la vecchia rete clandestina gestita dai Mujaheddin del Popolo, l'organizzazione anti-khomeinista appoggiata a suo tempo da Saddam Hussein. Ma ancor prima di mandare i suoi sicari a Teheran Israele ha già iniziato a colpire in maniera ben più subdola. Nel novembre 2009 i computer di Natanz, cuore delle ricerche nucleari degli ayatollah, impazziscono causando la distruzione di oltre mille centrifughe per l'arricchimento dell'uranio. E' l'inizio di «Giochi Olimpici» nome in codice della prima vera operazione di guerra cibernetica della storia. Un'operazione realizzata grazie a Stuxnet, un virus cibernetico uscito dai laboratori di Unit 8200, l'unità di guerra cibernetica israeliana, sviluppato in quelli della Cia e transitato nella rete di Natanz dopo il suo inserimento nella chiavetta di uno scienziato iraniano.

Ma l'operazione più clamorosa, studiata per oltre un anno e realizzata in poco più di sei ore la notte del 31 gennaio 2018, è la sottrazione, nel cuore di Teheran, di mezza tonnellata di documenti che illustrano i progetti per la realizzazione di una testata nucleare lanciabile grazie ai missili iraniani Shahab 3. Documenti che il premier israeliano utilizzerà per smentire gli accordi sul nucleare stretti dal presidente Obama e dalla Repubblica Islamica.

Ma ancor più micidiale per quanto riguarda la capacità d'Israele di colpire a distanza risultano due «incidenti» della scorsa estate. Il due luglio una devastante esplosione distrugge centinaia di centrifughe nucleari di Natanz bloccando la produzione di uranio arricchito. Un'esplosione provocata inserendosi nei computer della base e facendo esplodere una conduttura di gas all'interno dei laboratori. Un'operazione seguita pochi giorni dopo da un'altra deflagrazione dentro una centrale missilistica alla periferia di Teheran.

Niente di sorprendente per un'intelligence israeliana che a gennaio fornì alla Cia le coordinate per l'eliminazione a Baghdad di quel generale Qasem Soleimani, considerato, il vero grande stratega del regime iraniano.

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