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Stretta sulle criptovalute: maxi multe e carcere per abusi e insider trading

Decreto di Palazzo Chigi allinea le norme alla Ue. Più poteri a Bankitalia e Consob

Stretta sulle criptovalute: maxi multe e carcere per abusi e insider trading
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Le criptovalute escono dalle cripte del dark web. Dal 30 giugno 20204 i poteri di regolazione, autorizzazione, vigilanza, revoca e sospensione dei prestatori di servizi per l'emissione e diffusione dei Bitcoin e delle altre valute (o token) virtuali vanno alla Consob - che dovrà tutelare i clienti sulla trasparenza e il corretto andamento delle negoziazioni - e alla Banca d'Italia, cui spetterà il compito di monitorare la stabilità patrimoniale e una sana e prudente gestione e contenimento del rischio. «È finita l'epoca dell'anarchia regolamentare. Anche per il mercato delle cripto e per chi ci opera più regole e, finalmente, più trasparenza», è il commento di Fabrizio Vedana di Across, esperto di antiriciclaggio. Nel provvedimento licenziato ieri con decreto legislativo da Palazzo Chigi sono previste sanzioni sia amministrative, da 5mila euro a 5 milioni (o di un importo compreso tra il 3% e il 12,5% del fatturato annuo, qualora la sanzione risultasse più alta) per le aziende accusate di abusi, insider trading e manipolazione del mercato.

Per le persone fisiche le sanzioni arriveranno a 75mila euro, anche per personale o rappresentanti legali. Sul fronte penale è prevista la reclusione (da 6 mesi a 4 anni, con multa da 2.066 a 10.329 euro) per chiunque presti abusivamente servizi per le cripto-attività, offra o emetta token di moneta elettronica in violazione del regolamento Ue 2023/1114, a cui l'Italia si è allineata. Sarà punibile anche l'omessa collaborazione con le indagini. I prestatori di servizi per cripto-attività, valuta virtuale e portafoglio digitale, per essere autorizzati, dovranno essere iscritti nel Registro Oam degli Agenti e dei mediatori creditizi e aver presentato istanza di autorizzazione come Casp, ovvero Crypto-asset service provider, entro il 30 dicembre 2024.

«La vigilanza sull'impiego dei relativi dati sensibili non deve e non può compromettere la libertà dei cittadini», osserva il tributarista milanese David Paparoni, esperto in tax litigation. Il rischio di abusi nella gestione dei dati sensibili dei detentori di criptovalute è concreto. Nell'aprile 2023 il Parlamento ha approvato una stretta sui trasferimenti delle criptovalute in chiave antiriciclaggio per transazioni sospette superiori a mille euro. Bitcoin, privacy coin come Monero, crypto-asset e Non fungible tokens o Nft sono utilizzati dalle organizzazioni criminali e terroristiche per nascondere i proventi dei loro traffici illeciti, come documenta il dossier Cyber organized crime della Fondazione Magna Grecia di Antonio Nicaso e Walter Rauti: «Riciclaggio e cybercrime, crypto-assets e corruzione sono correlate».

Sulla successiva tassazione delle criptovalute il dibattito tra gli operatori è aperto. Nella dichiarazione dei redditi 2024 va compilato il quadro W. «Chi rivendica la tassazione è l'Agenzia delle Entrate, secondo cui le valute digitali sono considerate alla stregua delle valute estere ma le cui circolari non sono fonti del diritto - spiega un cybertrader che preferisce rimanere anonimo - lo sottolineano anche varie sezioni della Cassazione e la Corte Costituzionale». Critico anche Walter Nonnis, esperto di blockchain, tecnologia alla base dei Bitcoin: «In Italia e in Europa si ragiona come se le criptovalute fossero una digital currency emessa da una banca centrale, in realtà è un concetto nato con principi di libertà economica senza confini».

Proprio ieri il governatore di Bankitalia Fabio Panetta ha lanciato l'euro digitale garantito Bce, a valore fisso (ieri Bitcoin ha chiuso poco sopra i 61 dollari), come valuta alternativa «non sostituiva del contante», promette Via Nazionale.

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