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"Al Sud rischiamo un altro Boia chi molla"

L'economista: «Situazione esplosiva. E Conte fa demagogia sui banchieri»

"Al Sud rischiamo un altro Boia chi molla"

Giulio Sapelli, economista e storico, Lei è stato, seppur per breve tempo, vicepresidente della Banca Popolare di Bari fino allo scorso gennaio. Il governo ha scelto il metodo giusto per salvare l'istituto di credito pugliese?

«Intanto è importante che si varino dei provvedimenti in modo che le filiali riaprano e si possa ridare fiducia ai risparmiatori con comunicazioni chiare. Mi pare si sia scelta la via giusta, ma credo sia essenziale soprattutto la qualità delle persone che andranno alla guida della banca. Partiamo dal dato scontato che debbano essere eticamente irreprensibili, il minimo sindacale. Ma poi servono persone tecnicamente capaci, con un'autorevolezza riconosciuta dai mercati. Se Carige si è salvata si deve al 90% alla presenza di Pietro Modiano, una garanzia per istituzioni e mercati».

Condivide la scelta di utilizzare Invitalia e il Mediocredito centrale?

«Sì, ci sono enti che sono stati creati e possono aiutarci a non farci contestare gli aiuti di Stato. È vero che in Europa ci sono due pesi e due misure. In Germania hanno appena salvato Nord Lb con aiuti che sono chiaramente di Stato. Dato che la situazione è questa, occorre realisticamente prenderne atto, inutile lanciarsi in reprimende anti-europee, peraltro dopo non avere fatto nulla per cambiare l'Europa».

Lei è rimasto nel consiglio di amministrazione dell'istituto pugliese solo per un mese, che idea si è fatto?

«Chiunque andrà a guidare la Popolare di Bari, per capire, dovrà leggere tre libri e vedere un film».

Quali?

«Il De Bello Gallico di Giulio Cesare, per capire cosa fece lui per sconfiggere i Galli. Poi, per capire chi comanda, il Macbeth di Shakespeare poi la storia di un villaggio siciliano di Anton Blok, anche se non siamo in Sicilia».

E il Film?

«Le mani sulla città di Francesco Rosi».

Scenari poco edificanti... E la Vigilanza?

«Siamo in una situazione in cui servirebbe un comitato di salvezza nazionale, anche per quello che sta accadendo in Libia, con l'alleanza russo-turca che minaccia direttamente i nostri interessi. Poi l'accoppiata Ilva e Popolare di Bari, che ci fa rischiare una rivolta come quella di Reggio Calabria (i moti del Boia chi molla del 1970, ndr). In questa situazione, da parte mia, non una parola di critica alla Vigilanza. Rispondo come un soldato piemontese: Ca cousta l'on ca cousta, viva l'Aousta (Costi quel che costi, viva il battaglione Aosta ndr)».

Il premier Conte ha detto che bisogna salvare i risparmiatori e non i banchieri...

«Sono dichiarazioni inconsulte. Gravissimo che un premier faccia demagogia, demonizzando i banchieri insinuando che siano tutti disonesti. Sbagliato avallare quella cosa orribile che è la commissione parlamentare di inchiesta sulle banche. Aggiungiamo catastrofe alla catastrofe e alimentiamo una rivolta come quella di Reggio Calabria».

Giudica credibile l'idea di farne una Banca per il Sud?

«Mi pare difficile costruire un progetto del genere su una banca malata. Prima salviamola, poi ne parliamo. Inutile continuare ad alzare l'asticella se si rischia di ricadere su un pantano, magari facendo in modo che qualcuno se la ricompri per un euro.

Serve uno Stato imprenditore e poi capitali privati».

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