Il suicidio giallo del capo ultrà della Juve

Aveva appena testimoniato sulle infiltrazioni della 'ndrangheta allo stadio

Nadia Muratore

Torino «Ha preferito morire piuttosto che parlare. Se è arrivato al punto di togliersi la vita, è perché evidentemente pensava di non avere altra via d'uscita». È questo ciò che credono le persone che conoscevano bene Raffaello Bucci, capo carismatico dei Drughi, gruppo ultras della Juventus, da un anno consulente per la sicurezza della biglietteria della società torinese. Giorni fa si è buttato da un viadotto dell'autostrada TorinoSavona, a pochi chilometri da dove, nel 2000, perse la vita Edoardo, il figlio di Gianni Agnelli. Originario di San Severo di Foggia in Puglia, da anni residente a Margarita piccolo paese del Cuneese - due giorni prima di togliersi la vita era stato ascoltato dal pm in procura a Torino, come persona informata sui fatti, nell'ambito della recente inchiestasull'infiltrazione della 'ndrangheta nella curva bianconera e sul business del bagarinaggio.

Raffaello, detto Ciccio, era un «Supporter liaison officer», ossia un sostenitore ufficiale di collegamento tra la tifoseria e il club. Nella veste professionale introdotta di recente dal regolamento Fifa aveva la funzione di «anello di congiunzione» tra tifoseria e club, col compito di controllare la biglietteria. Che quello di Ciccio sia un suicidio non ci sono dubbi: nel luogo in cui ha parcheggiato l'auto per poi gettarsi nel vuoto gli agenti della Polizia autostradale di Mondovì non hanno trovato nulla che possa far pensare all'intervento di altre persone. Inoltre nella vettura l'uomo ha lasciato dei messaggi per le persone a lui più care, spiegando e chiedendo scusa per quanto stava per fare.

Quello che alla famiglia di Bucci non torna è il motivo che lo avrebbe spinto a compiere un simile gesto. Anche la procura sta indagando in questa direzione e potrebbe arrivare a ipotizzare il reato di istigazione al suicidio. La sua ultima telefonata prima di togliersi la vita Ciccio l'ha fatta alla moglie che era al mare con il figlio piccolo e né le sue parole né il suo tono di voce hanno allarmato la donna. Probabilmente Raffaello aveva paura di qualcuno o delle dichiarazioni che avrebbe dovuto rilasciare al pubblico ministero, davanti al quale, però due giorni prima di decidere di suicidarsi, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

Che cosa ha turbato o spaventato a tal punto Ciccio da indurlo a gettarsi nel vuoto, da un viadotto alto una ventina di metri? Il lavoro svolto da Bucci all'interno della Juventus era molto apprezzato dalla dirigenza. Di professione guardia giurata, era stato scelto per quel ruolo di fiducia perché non aveva mai avuto guai con la giustizia. Di certo aveva contatti frequenti con alcuni dei personaggi finiti al centro dell'indagine congiunta di polizia, carabinieri e finanza, coordinata dall'antimafia torinese, che nei giorni scorsi ha portato all'esecuzione di 18 misure cautelari, di cui 15 in carcere.

Tra gli indagati finiti in cella ci sono membri della famiglia Dominello, del Chivassese, in particolare Saverio Dominello, considerato uno dei boss del clan finito nel mirino dell'indagine, collegato alla cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, tirato in ballo in un capo di imputazione per aver dato il suo benestare a un amico per l'apertura di un nuovo gruppo ultras nella curva bianconera. A infittire ancora di più il giallo c'è la scomparsa da una decina di giorni di Geraldo Mocciola, capo storico dei Drughi, che avrebbe dovuto presentarsi in procura ma, per ora, sembra essere svanito nel nulla.

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