Politica

Sul Colle più alto d'Italia. Segreti, veti e aneddoti

Il libro di Valdo Spini fa rivivere storie, regole e segreti dell'elezione di tutti i capi di Stato del nostro paese

Sul Colle più alto d'Italia. Segreti, veti e aneddoti

L’elezione del presidente della Repubblica italiana, negli anni ha assunto un significato sempre più importante per la stabilità e la tenuta delle istituzioni a seguito della crisi del sistema politico-parlamentare. La storia repubblicana, o più precisamente “quirinalizia”, ci ricorda fin dal suo esordio, la presenza di capi di Stato controversi, carismatici, interventisti, decisi ad andare oltre la semplice “moral suasion”. Per comprendere questa delicata e sottile partita a scacchi, giocata più nelle retrovie del palazzo, ecco che Valdo Spini, docente, fine intellettuale, ex vicesegretario e ministro socialista, racconta vita, storie e segreti dell’elezione più attesa e seguita del paese. Sul Colle più alto è infatti il suo nuovo libro (Solferino) che esce in concomitanza con l’elezione del successore del presidente Mattarella. Una delle novità più interessanti che si colgono nel libro è l’aver inserito in apertura un capitolo su De Gasperi. Valdo Spini, citando il Prof. Giuseppe Tognon inserisce lo storico presidente del Consiglio come primo presidente della Repubblica. All’indomani dell’esito referendario vi fu uno scontro durissimo tra il governo e la casa reale (si racconta che il marchese Falcone Lucifero avesse addirittura tirato gli occhiali al leader democristiano).

De Gasperi il 12 giugno 1946 convocò un urgente Consiglio dei Ministri, proclamò la Repubblica e “allora come prescriveva il decreto luogotenenziale”, in quanto presidente del Consiglio assunse anche la carica di capo provvisorio dello Stato che rimise il 28 giugno nelle mani di De Nicola. Nel 1948, dopo le elezioni, vissute come uno scontro civile, il governo De Gasperi, su indicazione del presidente del Consiglio, decise per la prima volta di nominare un capo di Stato votato non più a larga maggioranza – come accaduto per De Nicola – ma con voto politico delle forze governative, con l’esclusione delle sinistre. L’elezione premiò Einaudi, ma De Gasperi inizialmente aveva puntato sul conte Sforza, fermato dalla comparsa per la prima volta dei famosi “franchi tiratori”, si suppone la sinistra DC dossettiana. Einaudi fu il primo a fare uso dell’articolo 59 della Costituzione nominando cinque senatori a vita tra cui Toscanini e Trilussa. Antonio Segni, fu voluto da Moro per bilanciare l’ “apertura a sinistra” della DC e fu eletto al nono scrutinio con i voti anche del MSI. La nomina di un terzo presidente della Repubblica di area democristiana si scontrò con i veti su Leone e Fanfani.

Pare che quest’ultimo fosse stato fermato da Papa Montini tanto che un folto gruppo di DC contestò l’accaduto scrivendo sulla scheda “Montini”, cognome riconducibile anche al fratello del Santo Padre, essendo parlamentare (DC). Al ventunesimo scrutinio, il 29 dicembre 1964 con 646 voti su 963 veniva eletto il socialdemocratico Saragat. Atlantista, rispettoso della volontà parlamentare, nominò senatore a vita il suo storico rivale Nenni. In uno dei suoi personali incontri, Valdo Spini racconta che l’ex presidente gli parlò di Carlo Rosselli, con il quale aveva trascorso l’esilio a Parigi, e gli aveva donato una copia del celebre Socialismo liberale con una dedica del tutto particolare: “Il più marxista dei liberali al più liberale dei marxisti”. Se ventuno scrutini sembrano tanti, ancora più dura fu la successiva elezione, quella di Leone che raggiunse le ventitré votazioni. Leone riesce a vincere il dualismo della DC in cui si erano manifestate due candidature forti, quella vera di Fanfani e quella più nascosta di Moro che avrebbe ottenuto sicuramente un largo consenso nelle sinistre.

Decisivo fu il voto del MSI tanto che scrive Spini, Ugo La Malfa aveva consigliato a Berlinguer di non mettere in difficoltà la DC che rischiava una profonda crisi interna. Risposta del segretario comunista: “Ma se la DC va in crisi, io mi devo mettere la cravatta nera?”. Il candidato ideale per succedere a Leone doveva essere Ugo La Malfa, storico leader dei repubblicani. I partiti, tra cui la DC, fortemente scossa dall’uccisione di Moro, giocano ognuno una propria partita e ad approfittare di tutto ciò è lo scalpitante nuovo leader socialista Bettino Craxi, deciso a portare un socialista al Quirinale. Strada impervia che tuttavia portò a termine. Ovviamente non fece il nome di Pertini ma presentò una terna di nomi tra cui Vassalli e Giolitti. Ma alla fine lo storico combattente socialista acquistava quota e l’8 luglio 1978 al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995 divenne presidente. Il MSI di Almirante votò scheda bianca, ma dopo il messaggio presidenziale il leader missino disse: “Ci ha costretti ad applaudirlo”. L’elezione di Pertini è la prima vera vittoria politica di Craxi. Sotto la presidenza Pertini nacque il primo governo a guida non DC con il repubblicano Spadolini e socialista con Craxi. Al termine del settennato, Pertini aveva ottantanove anni, e De Mita, segretario della DC, voleva rompere l’asse socialista tra Quirinale e Palazzo Chigi, tanto che come racconta Spini alla fine Craxi sostenne Cossiga e l’anziano presidente incontrando De Mita alla buvette disse: “De Mita, hai vinto. Offrimi almeno un cappuccino!”. C’è spazio ancora per tanti ricordi, come la “bella collaborazione” con Scalfaro e l’amicizia con Carlo Azeglio Ciampi di cui fu anche ministro. Spini rivela un piccolo segreto che caratterizzava Ciampi e il suo impegnativo lavoro. Ovvero una pennichella breve dopo pranzo per ricaricarsi. Dall’ampia convergenza su Ciampi, i partiti si spaccheranno (la prima volta) sul nome di Napolitano, unico presidente a essere rieletto due volte, nonché primo post-comunista a salire al Quirinale. Quindi il ritorno di un “democristiano”, Sergio Mattarella, di cui Spini apprezza la saggezza con cui ha sciolto le tante crisi che si sono succedute sotto la sua presidenza.

Il libro di Spini è dunque uno spaccato di storia e ricordi personali di chi ha vissuto da dentro il palazzo, con serietà e passione, una parte importante della vita politica e istituzionale italiana che culmina appunto Sul Colle più alto d’Italia.

Sul Colle più alto

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