Suore in fuga: in undici lasciano il convento. Le liti sul prosecco e la lettera al Vaticano

Le secessioniste e la badessa rifugiate in un luogo segreto

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Dopo 25 anni di clausura trascorsi nel silenzio più fermo e nella pace più astratta, le suore sono fuggite, hanno avvisato i carabinieri e si sono rifugiate tutte assieme in un luogo segreto. È una piccola scissione quella in corso nel convento di clausura di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto (Treviso), da poco commissariato dal Vaticano. Dopo il primo gruppo di 5 monache che avevano abbandonato il monastero, «per le pressioni insopportabili» insorte dopo l'allontanamento della precedente badessa, madre Aline, altre sei avrebbero lasciato San Giacomo di Veglia. Il gruppo di «scissioniste» sarebbe salito quindi a 11 e, secondo quanto racconta la nuova madre badessa, Martha Driscoll, 81 anni, le monache sarebbero «pronte a fare causa». Affidandosi un po' a Dio e un po' agli avvocati.

Come mai la fuga di gruppo? Le suorine sono in aperta polemica con la nuova «gestione» e non hanno gradito che la badessa precedente, Aline Pereira Ghammachi, 41 anni, sia stata deposta ed estromessa su ordine del Vaticano nel giorno di Pasquetta: «É stato deciso così solo per la sua giovane età». In realtà c'erano vari aspetti di suor Aline, brasiliana di origini e di spirito, che evidentemente avevano infastidito le monache più conservatrici. La badessa aveva cominciato a produrre profumi di aloe, vasetti di miele, creme lenitive e infine il vino, un prosecco imbottigliato in collaborazione con una cantina vicina al convento. Il tutto per cercare di risollevare le sorti economiche del costoso monastero cistercense «in rosso». Dopo la vendemmia del 2022, in cui vennero prodotte ben 5mila bottiglie, ci fu un evento «di lancio» del prosecco a cui partecipò anche il presidente della regione Veneto Luca Zaia. Troppa mondanità, troppa commistione tra mondo ecclesiastico e mondo laico secondo la file più conservatrici del convento. E poi madre Aline, fotografata con la bottiglia di Prosecco in mano a fianco dei politici e delle istituzioni. Una vergogna. Tanto che alcune suore - evidentemente quelle meno disposte a un po' di modernità - scrissero a Papa Francesco una lettera con accuse nei confronti della madre badessa. Suor Aline fece ricorso e l'iter di rimozione venne sospeso. Fino al 29 aprile, data dell'ultima ispezione al monastero, in cui la badessa fu allontanata senza poter ribattere.

E proprio nel momento in cui il Vaticano è preso da tutt'altro tipo di faccende, si consuma la piccola rivoluzione delle suore: uno scontro fra la tradizione più rigida della clausura e una piccola apertura al mondo.

Una nota dell'Ordine cistercense, (cui appartiene giurisdizionalmente il monastero trevigiano) spiega che, in conseguenza del commissariamento,

«la madre Martha Driscoll, Abbadessa emerita di Gedono (Indonesia) e finora superiora del Monastero alle Acque Salvie (Tre Fontane) in Roma, ha assunto tutte le competenze della Madre Abbadessa». Con due nuove consigliere.

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