«Insieme viviamo, insieme moriamo con Gesù, Maria e la nostra Madre». Amore, dignità e coraggio sembrano quasi fare a gara nella lettera che quattro suore, uccise il 4 marzo nello Yemen da un commando di jihadisti, inviarono nel giugno del 2015 alle consorelle di Roma. Il contenuto della missiva è stato rivelato a Tv2000 da suor Serena, anche lei, come le religiose trucidate, appartenente alle Missionarie della Carità, la congregazione fondata da Madre Teresa di Calcutta. «Volevano condividere le loro gioie e le sofferenze con le persone che assistevano nel martoriato Yemen» racconta suor Serena. Una nazione messa in ginocchio dalle milizie qaediste, che proliferano approfittando del braccio di ferro tra forze fedeli al presidente Hadi, sostenuto dai sauditi, e ii ribelli sciiti Houti, armati dall'Iran. Aden, dove operavano suor Anselma, suor Marguerite, suor Reginette e suor Judit, originarie di India, Rwanda e Kenya, è la città meridionale del Paese più povero di tutto il Medio Oriente, dove l'indigenza costringe i bambini ad arruolarsi nell'esercito per guadagnare meno di 80 dollari al mese necessari al mantenimento della famiglia. «Ogni volta che i bombardamenti si fanno pesanti noi ci inginocchiamo davanti al Santissimo esposto, implorando Gesù misericordioso di proteggere noi e i nostri poveri e di concedere pace a questa nazione».
Non si sono mai stancate di bussare al cuore di Dio, confidando che potesse esserci fine a tutto questo: «I bombardamenti continuano, le sparatorie sono da ogni parte e abbiamo farina solo per oggi. Come faremo a sfamare domani i nostri poveri?». Le quattro religiose curavano anziani, non vedenti, persone con disabilità fisiche o mentali, bambini orfani e abbandonati. Venerdì della scorsa settimana, alle 8.30, un commando di uomini armati, sotto il vessillo di Al Qaeda, ha fatto irruzione nel loro compound. Dopo aver ucciso il guardiano e tutti gli impiegati, hanno raggiunto le suore le hanno sfigurate e poi trucidate mentre con i loro corpi facevano da scudo ai sessanta ospiti, evitando con fede e coraggio incrollabili l'eccidio. Suor Sally, indiana di Kerala, è l'unica religiosa sopravvissuta.
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