Coronavirus

"Per le superiori lezioni a distanza". L'incubo peggiore del governo Conte

I governatori propongono la didattica online per gli studenti degli ultimi anni per decongestionare il trasporto pubblico. Ma per l'esecutivo sarebbe una sconfitta

"Per le superiori lezioni a distanza". L'incubo peggiore del governo Conte

Tornare alla didattica a distanza almeno per le superiori. Sul tavolo del governo arriva la proposta delle regioni che però al momento è irricevibile da parte dell'esecutivo perché significherebbe ammettere una pesantissima sconfitta.

Lo spettro di una serrata delle scuole è il protagonista degli incubi del premier, Giuseppe Conte, che deve sostenere a tutti i costi la linea del suo ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina, che ogni giorno va ripetendo che negli istituti non ci sono problemi e che il grilletto della ripresa dell'epidemia non è stato il ritorno in classe di otto milioni di studenti. Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha parlato della necessità di nuove e più stringenti misure di contenimento proprio per salvaguardare le lezioni in presenza, la scuola tanto sacrificata nella prima fase dell'epidemia.

Dunque la richiesta dei governatori al momento resta sospesa, non entrerà nel Dpcm. Ma questo non significa che di fronte a un peggioramento della situazione non sia «inevitabile il ritorno alla didattica a distanza» come hanno scritto gli esperti rispetto ai possibili scenari della diffusione del coronavirus. Se si alza l'indice di contagio e il servizio sanitario entra in una fase critica di sofferenza la scelta sarà «inevitabile»: studenti a casa. Almeno i più grandi degli ultimi due-tre anni, in modo da evitare sia l'affollamento sui mezzi pubblici sia gli assembramenti alla fine delle lezioni.

La proposta è stata avanzata dal presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, che aveva raggiunto un accordo in questo senso con tutti i governatori, come confermato dal presidente della Liguria, Giovanni Toti.

«Stiamo suggerendo una riflessione al governo circa la possibilità di trasformare in didattica a distanza alcune classi più adulte, questo alla luce dell'aumento del contagio e dell'affollamento dei mezzi pubblici che oggi è sancito all'80 per cento», ha chiarito Toti precisando che la misura riguarderebbe «i ragazzi che possono stare a casa da soli senza per questo inibire abitudini familiari o lavorative».

Una scelta, ammette il governatore, conseguente anche al fatto che «non è stato predisposto il piano incremento» per il trasporto pubblico. Toti ha precisato che la proposta non è partita dalla Liguria

E proprio sulla questione dell'affollamento dei mezzi pubblici, che si ripropone quotidianamente in un momento di crescita dei contagi, la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli si confronterà domani con le aziende del trasporto pubblico locale, le Regioni, Anci e Upi. Sul tavolo la necessità di garantire le misure di distanziamento che di fatto nel trasporto pubblico non esistono, come denunciato sui social con immagini eloquenti dagli stessi cittadini.

E sul rischio di diffusione del coronavirus nelle scuole interviene anche il presidente dell'associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli. È vero che «i contagi non si verificano in classe - dice Giannelli - il problema è fuori, per le strade dove ci sono tanti momenti e tanti luoghi per le movida dei giovani: qui si verificano i contagi». Ma ci sono ancora molte questioni irrisolte anche all'interno degli istituti, prosegue Giannelli. «Elementi di grande criticità sono ancora le carenze di organico e i banchi. È necessario ultimare la consegna la più presto.

Mancano, in particolare al Sud, locali dove fare lezione».

Commenti