La Svezia svolta a destra: sovranisti pronti a governare

Gli "Svedesi democratici" di Jimmie Akesson al 20%. Verso una maggioranza guidata dai "Moderati" di Kristersson

La Svezia svolta a destra: sovranisti pronti a governare

Per il risultato definitivo delle elezioni in Svezia si dovrà aspettare fino a giovedì: la differenza fra i due schieramenti è sul filo di lana e a dire l'ultima parola saranno le schede di chi ha votato per corrispondenza e degli svedesi all'estero. Al Giornale un portavoce dell'Autorità elettorale, la Valmyndigheten, ha spiegato che «è molto difficile dire quante schede restano da scrutinare ma nel 2018 solo quelle arrivate per posta furono 200mila su 7,7 milioni di aventi diritto al voto per il rinnovo del Riksdag». Al momento però, i partiti del centrodestra stanno prevalendo sullo schieramento progressista guidato dalla premier uscente Magdalena Andersson che guida il partito socialdemocratico, uscito dal voto con il 30,5 dei consensi. A frenare la corsa della premier uscente, campionessa di popolarità, è stata la deludente performance dei suoi alleati, soprattutto il Partito della Sinistra e i centristi.

I vincitori a destra non sono però i Moderati (19,1%), tradizionali antagonisti dei socialdemocratici, ma i sovranisti di Sd, il partito degli Svedesi democratici balzati al secondo posto con il 20,6% dei voti. Il voto di domenica ha trasformato la formazione nazionalista e xenofoba guidata da Jimmie Akesson nel vero vincitore morale alle urne. Sd ha vinto smussando i toni apertamente xenofobi e islamofobi pronunciati in passato dal suo leader, e limitando le critiche all'Unione europea. Akesson, 43enne, moro dalla corporatura solida e dalla barba ben curata, allergico alla cravatta e separato con un figlio, ha coltivato l'immagine dello «svedese normale». Così ha mietuto consensi fra l'elettorato prevalentemente maschile e rurale della Svezia. Con gli elettori ha parlato di politica dell'immigrazione Sd è per un giro di vite del welfare di chi non si integra di sicurezza e di potere d'acquisto. Una campagna vincente in un paese in cui l'inflazione in Svezia viaggia all'8% sostenuta dal prezzo crescente dell'energia e in cui la sicurezza resta un'emergenza, con 47 morti ammazzati in sparatorie nel 2020 e nel 2021 e 30 vittime per lo stesso motivo solo nei primi quattro mesi del 2022, per la maggior parte vittime di una lotta senza quartiere fra opposte gang criminali.

Akesson, al contrario, è diventato king maker: non sarà lui a diventare capo del governo ma, se lo spoglio confermerà il vantaggio del fronte conservatore, primo ministro diventerà il leader dei moderati Ulf Kristersson, appoggiato anche dai cristiano democratici usciti anche loro, rafforzati dalle urne. L'attesa per lo spoglio delle schede rimanenti non ha permesso ad alcuna formazione di proclamare la vittoria ma Kirstersson si è già detto pronto «a formare un nuovo governo, stabile e efficace, per tutta la Svezia e tutti i cittadini». Lo sdoganamento di Sd da parte dei Moderati è la chiave della vittoria politica del 55enne Kirstersson. Nel 2018 l'ex ginnasta ed ex ministro del Welfare fra il 2010 e il 2014 perse le elezioni contro la sinistra dopo aver promesso che non avrebbe mai negoziato con i nazionalisti di Sd, considerati intoccabili per i loro toni anti-immigrati.

L'anno dopo, tuttavia, i Moderati cominciarono a dialogare con il partito sovranista. Da domenica i due partiti hanno cominciato a negoziare un patto di coalizione che passa anche da un rilancio dell'energia nucleare. E oggi Kirstersson punta apertamente alla premiership.

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