Politica estera

Svolta Cop28: "Finisce l'era del fossile"

Ok all'accordo per la transizione. Obiettivo emissioni zero nel 2050. Von der Leyen: "Storico"

Svolta Cop28: "Finisce l'era del fossile"

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Di evento storico parlano in tanti, prima fra tutti la commissaria europea Ursula von der Layen, che non sta nella pelle e su X esulta celebrando l'«inizio dell'era post-fossile». Certo ci vorrà del tempo ma la strada è ufficialmente tracciata. Dal Cop28, la Conferenza delle Nazioni unite sui cambiamenti climatici apertasi il 30 novembre e chiusa ieri a Dubai, esce un accordo che forse storico non è ma contiene importanti indicazioni da seguire per mantenere vivo l'obiettivo del Cop21 di Parigi 2015, che fissa a 1,5 gradi l'aumento del riscaldamento globale entro fine secolo rispetto ai livelli pre-industriali, sola strada per evitare eventi meteo catastrofici secondo la scienza.

Otto i punti su cui si basa l'accordo, che ha trovato d'accordo i 198 Paesi: il primo e più rivoluzionario è il raggiungimento entro il 2050 di zero emissioni nette di carbonio, attraverso una transizione verso l'eliminazione dei combustibili fossili (per la prima volta citati in un documento di questa importanza) anche grazie a una violenta accelerazione in questo decennio. Nella prima bozza si parlava di «uscita», poi dopo una notte di drammatiche trattative si è trovato l'accordo sul termine «transizione». Negli altri punti si prevede tra l'altro un'accelerata sulle rinnovabili, sui sistemi a emissioni zero, e soprattutto sul nucleare, che esce «vincitore» da questo Cop 28.

Obiettivi importanti, che sembrano perfino troppo impegnativi per qualcuno. «Siamo ciò che facciamo non quello che diciamo, quindi sono importanti le azioni che metteremo in campo», ha detto con prudente soddisfazione il presidente della Cop28 e padrone di casa Sultan Al Jaber nel discorso alla plenaria nel corso del quale ha ringraziato tutti i delegati: «Le future generazioni vi ringrazieranno». Gioiscono anche il presidente francese Emmanuel Macron, che sottolinea «il riconoscimento del ruolo chiave del nucleare», il segretario dell'Onu António Guterres («l'uscita dai combustibili fossili è inevitabile, che lo vogliano o no. Speriamo che non arrivi troppo tardi») e l'inviato degli Usa John Kerry («tutti saranno felici che in un mondo scosso dalla guerra in Ucraina e in Medio Oriente e da tutte le altre sfide di un pianeta in difficoltà, ci sia motivo di essere ottimisti, di essere grati e di congratularsi a vicenda qui insieme»). La ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock è addirittura visionaria: «Questo accordo cambierà il mondo», mentre la Russia fa la guastafeste e raccomanda «una transizione che sia giusta, ordinata e tenga conto della diversità delle circostanze nazionali» e chiede di scongiurare a «una uscita caotica e non sostenuta dal carbone, petrolio e gas, alla luce degli eventi degli ultimi anni».

Una polemicuccia ha animato la presenza italiana alla conferenza, con il deputato di AVS Angelo Bonelli ad attaccare il governo: «L'Italia, imbarazzante, ha perso una occasione d'oro, perché non era presente al voto».

Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, parla di «sterili polemiche» e sottolinea che si è trattato anche di un successo italiano: «Una delle battaglie che abbiamo sempre portato avanti è quella di non mettere in discussione il 2050, anzi vogliamo arrivare prima del 2050 alla decarbonizzazione, ma la transizione va governata e deve avere un equilibrio».

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