Transizione energetica

Svolta europea: gas e nucleare diventano green. Ma per l'Italia cambierà poco

Gas e nucleare da ieri fanno parte delle fonti energetiche finanziabili dalla Commissione europea nell'ottica della transizione green

Svolta europea: gas e nucleare diventano green. Ma per l'Italia cambierà poco

Gas e nucleare da ieri fanno parte delle fonti energetiche finanziabili dalla Commissione europea nell'ottica della transizione green. L'esecutivo comunitario guidato da Ursula von der Leyen ha, infatti, approvato le modifiche all'atto delegato sulla «sostenibilità» del finanziamento di progetti nel settore energia.

L'inclusione delle due fonti, che sono profondamente avversate dagli ambientalisti, ha scatenato polemiche anche a Bruxelles. Tant'è vero che il passaggio in Commissione non è stato indolore. Nel collegio dei commissari europei un vicepresidente e due commissari hanno votato contro. Si tratta dell'Alto rappresentante e vicepresidente Josep Borrell, spagnolo (S&D), e dei commissari agli Affari regionali Elisa Ferreira (Portogallo, S&D) e al Bilancio, Johannes Hahn (Austria, Ppe). Il Lussemburgo e l'Austria hanno preannunciato nuovi ricorsi alla Corte di Giustizia Ue. Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha invece contestato il metodo adottato che, a suo dire, rischierebbe di presentare gas e nucleare come «fonti sostenibili».

In ogni caso, il testo normativo non è più emendabile e l'ultimo scoglio da superare è quello del Parlamento europeo. L'ampia maggioranza che sostiene von der Leyen potrebbe sfaldarsi: gli eurodeputati Pd hanno annunciato voto contrario coerentemente con l'orientamento del gruppo S&D. Il via libera è atteso entro la prossima estate: l'iter legislativo di un atto delegato, infatti, dura quattro mesi che possono essere estesi a un semestre. La Germania, tramite il portavoce del cancelliere Scholz, ha ribadito la propria contrarietà allo schema della tassonomia ma non ha opposto nessun veto in Consiglio (sarebbe stata necessaria la maggioranza di 20 Paesi e del 65% della popolazione). È chiaro che nel medio termine la questione potrebbe creare problemi di consenso a esecutivi di sinistra come quelli di Berlino, Madrid e Lisbona. Per ora, si può dire che abbia vinto la Francia che produce con il nucleare la maggior parte della propria elettricità, mentre l'Italia può far «pesare» sia a Bruxelles che a Parigi l'aver affrontato la materia con senso di responsabilità.

La tassonomia green, purtroppo, è destinata a cambiare poco o nulla per l'Italia. I criteri adottati dalla Commissione per l'ammissibilità del co-finanziamento Ue sono stringenti. In primo luogo, è previsto che il gas naturale rappresenterà il 22% del consumo interno lordo di energia nel 2030 e il 9% nel 2050. Qualsiasi gas naturale nel 2050 dovrà essere ridotto, mentre a quella data rimarrà una quota di nucleare (attualmente al 25%). In secondo luogo, la legge delegata prevede che un progetto di centrale elettrica a metano deve sostituire una centrale elettrica a carbone, emettendo meno di 270 grammi di CO2 per chilowattora (oppure 550 chili di CO2 l'anno per chilowatt installato), ma dal 2030 le emissioni dovranno scendere sotto i 100 grammi per chilowattora prodotto. «La tassonomia verde europea adottata oggi rischia di penalizzare pesantemente il nostro sistema energetico nazionale perché rischia di escludere gli impianti attivi nonché gli investimenti previsti in futuro», ha commentato Utilitalia (che riunisce le aziende energetiche). Idem per il nucleare: ammesso che l'Italia si facesse «illuminare dalla razionalità» sulla via di Damasco, sarebbe necessario avere già il Deposito nazionale per le scorie il cui sito è lungi dall'essere individuato per non scatenare le solite proteste.

In ogni caso, per il centrodestra di governo e di opposizione è stata una buona giornata. «Sosteniamo l'inserimento di gas e nucleare nella tassonomia europea perché può rendere più stabili i Paesi europei, a partire dal nostro che tanto soffre per il caro energia, e anche più autonomi», ha commentato Erica Mazzetti, deputata di Forza Italia in commissione Ambiente. «Avanti con la ricerca. Il progresso e la scienza sono i migliori alleati dell'ambiente», ha sottolineato il sottosegretario alla Transizione ecologica, Vannia Gava (Lega). Soddisfatto anche l'eurodeputato Fdi, Nicola Procaccini, che però ha criticato «l'assenza del governo italiano, in balia delle sinistre, sulla rimozione dei gravi limiti all'estrazione di gas naturale dai nostri giacimenti». M5s «contrasterà questa decisione in tutte le sedi», ha promesso il leader pentastellato Giuseppe Conte.

La battaglia, quindi, è appena iniziata.

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