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Tagli al reddito e flat tax: prova di forza della Lega sulla manovra in arrivo

Durigon: "Via il sussidio a chi rifiuta 2 offerte". Ma il Lavoro frena. Giorgetti: "Saremo prudenti"

Tagli al reddito e flat tax: prova di forza della Lega sulla manovra in arrivo

Per la manovra finanziaria mancano ancora 10 giorni. Ma il percorso che porterà al suo varo è già chiaro: una parte della maggioranza di governo, soprattutto all'interno della Lega, intenta ad alzare la posta sulle questioni già cavalcate in campagna elettorale; un'altra componente che invece frena, raffredda, richiama alla realtà dei numeri e dei pochi gradi di libertà del bilancio.

Ieri se n'è avuta una ricca anticipazione. Chissà, forse ringalluzziti dall'assenza della premier Giorgia Meloni, volata in Egitto alla Cop 27, ministri e sottosegretari si sono messi in vista con le loro anticipazioni. A cominciare da Matteo Salvini, vicepremier e ministro per le Infrastrutture, che prima di tutto ha dettato l'agenda: «Entro 10 giorni ci sarà la manovra di bilancio in Parlamento» (anche se il 17 novembre appare difficile, visto che quel giorno Meloni potrebbe essere di rientro dal G7 di Bali. Più facile che la data sia venerdì 18 o lunedì 21). In ogni caso, sarà l'occasione per l'avvio di tutti i grandi progetti economici su cui la Lega e il centrodestra si sono impegnati. Lo stop della Fornero e l'avvio di quota 41, l'innalzamento del tetto della flat tax, la pace fiscale con la rottamazione di milioni di cartelle esattoriali, la revisione del reddito di cittadinanza, limitando abusi e non può più essere a vita».

E proprio sul reddito, in un'intervista al Corriere il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon aveva parlato di un sussidio «rinnovabile per periodi sempre più brevi e con un assegno a scalare», con lo stop per chi «rifiuterà anche una sola offerta» (al momento il beneficio decade dopo 2 rifiuti). Poi la durata: secondo Durigon, un percorso «ragionevole prevede, dopo i primi 18 mesi di reddito, che si possa andare avanti al massimo per altri due anni e mezzo, ma con un dècalage». Una riforma che però non ha trovato la conferma del ministero, da cui si apprende che non c'è ancora una proposta precisa.

Leghista è anche il sottosegretario al Mef Federico Freni, che ha garantito sulla flat tax. La soglia per autonomi e partite Iva sarà estesa dagli attuali 65mila euro. Ma la misura sarà meno ambiziosa del previsto: dalla soglia desiderata dei 100 mila euro, l'asticella dovrebbe fermarsi a «85/90mila», dice Freni. E questo anche se «l'introduzione di una flat tax sino a una certa soglia può generare comportamenti anomali in corrispondenza della soglia stessa», come si rileva nella Relazione sull'evasione fiscale allegata alla Nadef. Dove l'analisi statistica sembra confermare per il 2019 «un effetto di autoselezione dei contribuenti con ricavi e compensi al di sotto della soglia massima di 65 mila euro al fine di beneficiare dell'agevolazione prevista dal regime forfetario». Un fenomeno che può derivare «da una tendenza a sottodichiarare i ricavi pur di non superare la soglia dei 65 mila euro».

A frenare e mettere i puntini sulle «i» ci ha provato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti - al debutto all'Eurogruppo a Bruxelles - secondo il quale la prossima manovra italiana avrà un «approccio prudente e realista». E quanto al debito «ognuno deve fare la propria parte e l'Italia la farà». Giorgetti ha anche confermato l'impegno dell'Italia a ratificare il Meccanismo europeo di stabilità (Mes), il controverso (in Italia) ex Fondo salva-Stati.

«Mi attesto sulle posizioni del precedente Governo di cui facevo parte: aspettiamo le decisioni della Corte tedesca e poi decideremo», ha detto dapprima riferendosi all'attesa che la Consulta in Germania si pronunci su un ricorso dei liberali dell'Fdp contro il Mes.

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