Dopo Tajani, un altro giornalista italiano L'ascesa di David, ex mezzobusto del Tg1

Dagli scout cattolici alla Telekabul di Curzi. Poi la politica grazie a Veltroni

Dopo Tajani, un altro giornalista italiano L'ascesa di David, ex mezzobusto del Tg1

È entrato in Rai nel '92 nella rossissima Telekabul di Sandro Curzi, poi si è fatto conoscere collaborando con Michele Santoro, quindi al Tg1 dove da mezzobusto piacione è arrivato alla vicedirezione in quota centrosinistra per poi lasciare la Rai e candidarsi col Pd in cui milita da ormai da dieci anni. Normale che il centrodestra italiano non sia particolarmente entusiasta per la nomina Ue di David Sassoli, anche se con gradazioni di insoddisfazione molto diverse (più Lega e Fdi, mentre Fi gode per la débâcle dei sovranisti). Per Sassoli un salto di carriera politica da record olimpico, che certifica due cose. Primo, i giornalisti al Parlamento Ue se la cavano benissimo, visto che Sassoli succede proprio ad un altro collega giornalista, Antonio Tajani. Secondo, la Rai si conferma una fucina di politici soprattutto di sinistra: dall'ex eurodeputata Lilli Gruber agli ex presidenti della Regione Lazio Piero Badaloni e Piero Marrazzo, i primi due entrambi mezzibusti del Tg1. Fiorentino di nascita, classe '56, Sassoli ha respirato la politica prima del giornalismo, col padre Mimmo amico di Giorgio La Pira e Nicola Pistelli, la crema della Dc fiorentina. L'imprinting politico è quello e Sassoli lo segue diventando scout con il gruppo cattolico della Agesci (come Renzi), poi da studente di Scienze politiche unendosi alla «Lega Democratica» di Scoppola e Ardigò, un gruppo di intellettuali cattolici a sinistra della Dc cui poi presero le mosse Romano Prodi e Enrico Letta. Di fatto la culla del cattocomunismo italiano, dove si abbevera anche il giovane Sassoli.

Ma per lui si apre la strada del giornalismo prima di quella politica. Le agenzie e le testate locali a Firenze, poi il salto in una redazione importante, quella del Giorno a Roma, dove lavora per sette anni. Nel '92 il passaggio alla tv, in Rai, come inviato di cronaca del Tg3 («Mi volle Sandro Curzi, era il '92»). In video compare anche nella trasmissione Il Rosso e il Nero, di Michele Santoro. Nel 1996 gli viene affidato il primo programma, Cronaca in Diretta, un contenitore di Rai 2 e, poco tempo dopo, passa a condurre Prima, rotocalco quotidiano del Tg1 di cui diventa conduttore dell'edizione delle 13.30, poi di quella delle 20 e infine, con Riotta alla direzione, ne diventa vicedirettore. «L'aspetto non mi ha mai ostacolato, ma non sono un divo. Sono molto noioso» ha detto di se stesso, anche se la mascella volitiva e l'occhio azzurro nelle logiche del giornalismo televisivo gli saranno stati sicuramente d'aiuto. La politica per lui arriva sotto forma di Walter Veltroni e del Pd appena nato sotto la guida dell'allora sindaco di Roma. Sassoli molla mamma Rai e si candida, nel 2009, alle Europee, dove prende 412.500 preferenze, un bottino che gli frutta la carica di capogruppo del Pd all'Europarlamento. Forse si monta la testa e tre anni dopo si lancia nella corsa per il sindaco di Roma, ma alle primarie del Pd viene battuto da Ignazio Marino. Quindi si ricandida per la conferma al Parlamento Ue nel 2014, l'anno del famoso 40% del Pd renziano, e Sassoli ritorna a Strasburgo per altri cinque anni, stavolta promosso a vicepresidente del Parlamento Ue (malgrado le voci malevole dicono non abbia grande dimestichezza con le lingue straniere).

L'ultimo capitolo della sua carriera è storia recente: alle elezioni di maggio ottiene 128.533 preferenze, ottenendo la terza elezione. Anche stavolta con l'unica promozione possibile rispetto a prima, presidente del Parlamento europeo.

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