Tajani debutta da "premier": "A disposizione della Patria"

Il giorno dopo il «sì» incontro e pranzo con Berlusconi: «Sono figlio di militare, grande amore per l'Italia»

Tajani debutta da "premier": "A disposizione della Patria"

«S ono a disposizione della mia Patria, poi le decisioni le prenderanno i cittadini con il voto e il Capo dello Stato. Se non sarà così continuerò a fare il presidente del Parlamento europeo altrimenti cercherò di servire nel modo migliore la mia Patria», dice Antonio Tajani, partecipando a una tribuna politica organizzata dal Canova Club. «Sono figlio di militare, la prima cosa che ho imparato a disegnare è il Tricolore e tutto quello che ho fatto, l'ho fatto sempre perché ho un grande amore per la mia Patria. La decisione della corte di Strasburgo sulla candidabilità di Berlusconi non arriverà prima della nascita del nuovo governo. E ieri sera ho risposto in modo positivo alla richiesta di Berlusconi». Rispetto all'essere «presidente italiano di un'istituzione europea, un presidente del Consiglio può dare un contributo maggiore all'Italia. Se si vuole contare di più, è importante avere un premier, chiunque esso sia, che faccia ascoltare l'Italia al Consiglio europeo».

Il primo giorno da candidato premier Tajani lo trascorre a Roma, diviso tra gli uffici della rappresentanza del Parlamento europeo nella Capitale e Palazzo Grazioli. Dopo la sofferta scelta di mettersi in gioco il presidente dell'aula di Strasburgo arriva all'ora di pranzo nella residenza romana di Silvio Berlusconi per quello che tutti subito definiscono il «pranzo dell'incoronazione», un lungo e cordiale incontro alla presenza di tutti i collaboratori che dura oltre cinque ore e nel quale viene anche messo a punto uno studio sui fondi europei con cui dare lavoro al Meridione.

In mattinata era stato lo stesso Berlusconi a tornare sulla scelta. «Alla fine - dice a Mattino 5 - siamo riusciti ad avere da Tajani la sua disponibilità, non è stato facile per lui. Lui ha messo il suo Paese davanti all'Ue. La mia richiesta ha fatto breccia, non entrerà in campagna elettorale oggi ma ha detto che nel caso noi avessimo una maggioranza con Forza Italia primo partito lui è disponibile a presiedere il governo».

Il faccia a faccia che va in scena non è certo un incontro di routine tra due persone che pure si conoscono da 25 anni e hanno condiviso la fondazione e la storia di Forza Italia. Qualcuno lo descrive come l'affettuoso confronto tra padre e figlio, una sorta di passaggio delle consegne, una investitura diversa da quelle del passato, visto lo spessore del personaggio. «Quando ci sarà bisogno mi chiamerai, devi guidare la coalizione e rinnovare il partito», la raccomandazione di Berlusconi. Si ragiona sull'effetto che la candidatura Tajani potrebbe avere sul Meridione, dove M5S ha il suo granaio di voti. E anche sul gradimento del mondo cattolico. Poi, finito il pranzo, la sua prima uscita all'Hotel Parco dei Principi dove, sollecitato a farlo, torna a spiegare la scelta di coscienza effettuata a suo tempo, con la rinuncia a oltre 400mila euro. «Decisi di rinunciare alla buonuscita da commissario europeo perché mi sembrava giusto che un politico condividesse i problemi gravissimi di lavoro che all'epoca vivevano gli italiani e gli europei». Infine un pensiero sul surreale dibattito su fascismo e antifascismo. «Mi sembra superato. Il fascismo non tornerà più. Il comunismo non tornerà più». E un auspicio per i futuri rapporti con l'Europa.

«L'Italia per contare di più dev'essere più presente in Europa, deve avere una presenza più ramificata, deve essere presente a tutti i Consigli, scegliere i portafogli giusti: considero capace Mogherini ma è stato sbagliato scegliere la politica estera come portafoglio».

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