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Tajani detta le priorità. "Governo tecnico? Non esiste, dureremo"

Fi apre il confronto con l'Italia dei produttori. "La maggioranza è ampia, vinceremo le Europee. Dobbiamo essere credibili come sulle banche"

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«L'ipotesi del governo tecnico non esiste, sono convinto che questo governo durerà cinque anni».

Nel secondo giorno del convegno di Forza Italia di Paestum, Antonio Tajani e gli altri dirigenti azzurri si confrontano con le grandi associazioni di categoria e di rappresentanza sindacale sui temi economici. Ma ci sono anche aspetti politici da chiarire, alla luce di alcuni «fantascenari» rilanciati da alcuni quotidiani. «C'è un'ampia maggioranza di centrodestra, questo governo durerà, vinceremo le elezioni europee, le prossime politiche oltre alle regionali. Se poi qualcuno si diverte a fare la lista dei ministri del governo tecnico è un gioco, va bene, la realtà è completamente diversa».

Il grimaldello per far saltare l'esecutivo, in questa narrazione, sarebbe quello dello spread e del costo del denaro. Ma è uno spettro che al momento non spaventa. «Dobbiamo essere credibili, affidabili e la migliore scrittura della norma che prevede le tasse sugli extra profitti delle banche va proprio nella direzione di rassicurare i mercati».

Sul fronte interno di Forza Italia la kermesse campana regala la soddisfazione di avere organizzato un evento dai grandi numeri: «Oggi Forza Italia - rivendica Fulvio Martusciello - ha dimostrato qui a Paestum che l'entusiasmo e la capacità di mobilitazione è intatta, abbiamo posto le basi per le Europee». Gianfranco Miccichè, invece, offre un consiglio a Tajani: «Ha una grande opportunità, che è quella di fare il capo del partito. Ci può riuscire perché è bravo. Ma se decide di fare il capo della corrente, è finita Forza Italia». Da quanto racconta l'AdnKronos, comunque, la cena dei massimi dirigenti di Forza Italia, celebrata nell'Hotel Mec al termine della prima giornata di lavori, ha cementato i rapporti interni, contribuendo a lasciare alle spalle eventuali divisioni e favorendo la costruzione di una gestione realmente unitaria.

Di certo il partito di Piazza San Lorenzo in Lucina è deciso a fare sempre di più sull'economia. «Il nostro core business» per dirla con Alessandro Cattaneo, e a proporsi come interlocutore per gli operatori economici, forte del proprio retaggio liberale. «Abbiamo dato vita a una riforma fiscale che ha come ossessione e come priorità la crescita economica. L'obiettivo è chiaro per noi: crescere, crescere, crescere». I rappresentanti delle categorie non nascondono le loro preoccupazioni per l'innalzamento dei tassi, come sottolinea il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli che lamenta «un costo del debito pubblico superiore a quello della Spagna e della Grecia».

La Cisl, con il segretario Luigi Sbarra, detta, invece, una richiesta precisa in vista della Finanziaria e chiede invece di «prorogare e rendere strutturale il taglio contributivo nella prospettiva di consolidare le buste paga dei lavoratori dipendenti. Bisogna poi assicurare la piena indicizzazione delle pensioni, detassare le tredicesime per lavoratori dipendenti e pensionati, azzerare la tassazione sui frutti della contrattazione di secondo livello». La stabilità di governo dagli operatori economici viene invece letta come una novità importante, un valore aggiunto e strategico su cui puntare. «Sottolineo l'importanza di dare continuità al governo. Governi che durano un anno non sono in grado di fare le riforme e questo significa per noi perdere grandi opportunità di sviluppo e di crescita» dice il presidente di Coldiretti Ettore Prandini. Un aspetto che il giorno prima anche il presidente di Leonardo Stefano Pontecorvo aveva messo in luce. «Devo riconoscere che il governo dà un sostegno considerevole alle nostre attività. Questo è fare sistema. Mi dicono che prima non era così scontato. E quando un Paese fa sistema diventa più forte ed acquisisce autorevolezza. E favorisce il business dei propri campioni internazionali».

Sullo sfondo Forza Italia riflette sul proprio autosostentamento. Paolo Berlusconi smentisce che la famiglia Berlusconi non sarà più in campo nel sostegno al partito. Ma è chiaro che la situazione sarà fisiologicamente diversa rispetto al passato. E Antonio Tajani non lo nasconde. «Oggi, purtroppo, non c'è più Silvio Berlusconi, e quindi dobbiamo fare un partito che sia in grado di camminare con le proprie gambe. Compreso il sostegno della famiglia Berlusconi, che in una lettera qui a Paestum lo ha ribadito in maniera molto chiara - così come ha fatto oggi Paolo Berlusconi - spiegando che il contributo sarà nei limiti consentiti dalle legge». Un nuovo corso che dovrà tradursi in uno sforzo condiviso.

Con l'invito a tutti i parlamentari azzurri a mettere in campo responsabilità e sostenere economicamente il partito attraverso il pagamento delle quote dovute.

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